Mattinata vivace al Liceo Vallisneri di Lucca.
Alcuni studenti hanno preso possesso dell’edificio scolastico all’ora di apertura. Secondo le prime notizie, l’occupazione avrebbe interrotto l’andamento normale delle lezioni.
Anche la polizia di Lucca è stata chiamata sul posto.
Ecco le motivazioni degli occupanti.
“L’indifferenza è apatia, è parassitismo, è codardia, non è vita. Perciò detesto gli indifferenti”. Quando l’indifferenza annulla la sensibilità, quando la distanza tra etica e potere diventa incolmabile, è il momento di agire, quindi abbiamo deciso di non rimanere indifferenti.
La nostra riflessione è iniziata dai fatti avvenuti a Pisa il 23 febbraio 2024, da cui abbiamo tratto una riflessione più ampia: gli eventi di Pisa non sono episodi isolati, ma rappresentano una cultura violenta e conservatrice che cerca di ledere la libertà di espressione e soffocare le voci non conformi al pensiero acritico e fazioso della classe dirigente. Sosteniamo i manifestanti pacifici a Pisa, Firenze, Bologna, Napoli, Catania… che son stati repressi ingiustamente e senza necessità dalle forze dell’ordine. Questa per noi rappresenta una profonda sconfitta dello stato, che dovrebbe invece favorire la libertà di espressione in tutte le sue forme.
È importante sottolineare che il numero dei manifestanti a Pisa era molto limitato, 100 ragazzi, che sono stati aggrediti senza possibilità di fuga, ripetutamente e violentemente, fino a portare alcuni all’ospedale. È errato pensare che non ci sia una correlazione tra l’azione della polizia e il motivo della manifestazione, vale a dire, il sostegno alla Palestina. Troviamo sconvolgente che l’Italia dimentichi i valori costituzionali di pace e rispetto, sostenendo uno stato che persegue la violenza da quasi un secolo, creando così un aberrante classificazione tra morti di serie A e morti di serie B. Le vittime palestinesi coinvolte nel conflitto sono oltre 32mila (aprile 2024), l’investimento dello stato italiano solo nei mesi di ottobre e novembre 2023 per le armi ammonta a circa 817536 euro. Davanti a queste cifre che evidenziano uno scenario di guerra unilaterale caratterizzato dallo sterminio di un’intera popolazione innocente, l’indifferenza è colpevolezza, l’ignoranza diventa negazione e il rifiuto è negligente.
Riteniamo che la violenza di genere sia un’espressione di violenza di stato e non meri episodi isolati di violenza privata: un paese con circa 300 denunce al mese, con il 32% di donne che dichiarano di essere state molestate almeno una volta e in cui ogni 72 ore una donna perde la vita per mano di un uomo per motivi di genere, rappresenta per noi una realtà fallita che non assicura sicurezza, libertà e accoglienza.
Non possiamo più tollerare questi, e molti altri, atti di violenza legalizzati che si alimentano nell’indifferenza di una popolazione sempre più pedissequa di modelli senza ideali, quindi abbiamo deciso di rispondere con l’azione meno indifferente possibile: l’occupazione!
In Europa, la spesa media percentuale destinata all’istruzione pubblica è del 9,9% (la Germania spende il 9,3%, la Francia il 9,6% e la Svezia il 14%), mentre il nostro paese spende solo l’8%, il che significa miliardi di euro in meno rispetto agli altri paesi europei.
Al contrario, le principali banche italiane: Unicredit, Monte dei Paschi di Siena, Intesa Sanpaolo sono autorizzate dallo stato italiano in modo anticostituzionale ad avere un export di armi. Ciò significa che gran parte dei cittadini contribuiscono inconsapevolmente a finanziare azioni militari.
È in questo modo che è maturata l’idea di promuovere un gesto così radicale quanto efficace: l’occupazione di una scuola significa interagire direttamente con le istituzioni più vicine agli studenti, significa rivendicare la dignità dei giovani nella vita politica italiana e desiderare di colmare quella distanza tra la classe dirigente e il popolo che rende la politica una scienza esatta e asettica incapace di rispondere alle esigenze degli individui.
Siamo qui per riaffermare quegli ideali che stanno venendo dimenticati, e farlo attraverso la scuola significa riconoscere a quest’ultima un ruolo fondamentale nella formazione del singolo cittadino.
Noi non facciamo dell’indifferenza una virtù, della superficialità una vanto, della forza un potere, ma rispondiamo in maniera decisa e consapevole ad una realtà violenta e disumana che non ci rappresenta.
Abbiamo deciso di essere motori di cambiamento, ora tocca a voi studenti partecipare in maniera attiva, a voi professori sensibilizzare le classi sulla questione, a voi giornalisti scrivere senza sminuire il problema, a tutti noi continuare a parlarne.
Contro la violenza
Per la libertà
2024-04-09 09:36:00