
LUCCA. «Non sono state le sue azioni persecutorie o provocatorie a portare all’omicidio di Maria Batista Ferreira, ma piuttosto l’impulsività di Pescaglini, la sua intransigenza e la sua marcata intolleranza nei confronti dell’incapacità della moglie di prendere una decisione sulla separazione».
Nei 56 anni delle undici pagine di motivi per spiegare la condanna all’ergastolo per l’omicidio della moglie commesso dall’operaio di Fabbriche di Vergemoli, la Corte d’Assise (presidente Genovese, giudice a latere Nerucci e sei giudici popolari) ha chiarito il movente e ha evidenziato le ragioni per il rifiuto delle attenuanti, condannando quindi Vittorio Pescaglini alla pena massima possibile.
L’operaio si è difeso affermando di non poter più sopportare le richieste di denaro della donna che lo avrebbe ricattato negandogli la separazione se non avesse pagato. Da qui l’esasperazione dell’uomo che ha sfociato nelle quattro pugnalate (lama di 25 cm) inflitte alla 51enne brasiliana nel pomeriggio del 26 febbraio 2024 di fronte all’Hotel Gorizia a Fornaci di Barga. Il giorno dopo, la coppia aveva un appuntamento con il Sindaco Michele Giannini per separarsi. Il rifiuto della donna di presentarsi avrebbe scatenato la furia omicida dell’operaio. L’istruttoria dibattimentale per i giudici ha evidenziato «l’incapacità di autocontrollo di Pescaglini e la sua tendenza alla violenza.
«Ci sono alcuni elementi che contribuiscono a indebolire ulteriormente la credibilità dell’imputato e quindi la posizione della difesa – continuano le motivazioni – Infatti, nei messaggi inviati da Batista non si fa mai riferimento a una qualsiasi richiesta economica. Pescaglini poi afferma di avere offerto 600 euro in contanti alla moglie durante il lor ultimo incontro fatale di fronte all’Hotel Gorizia, ma tale somma che l’imputato dice di avere avuto con sé in quel momento non è mai stata rinvenuta. Inoltre, le preoccupazioni espresse da Batista erano legate non tanto alle prestazioni finanziarie del suo marito, ma al recupero dei suoi effetti personali, a cercare un alloggio e a trovare un lavoro».
La vittima era una donna fragile, sola e tormentata, non preparata a gestire la difficile crisi con il suo marito che l’aveva insultata ripetutamente nelle conversazioni con gli amici («essere immondo, spazzatura, personaccia») . La confessione immediatamente dopo l’omicidio e il comportamento ineccepibile di Pescaglini non sono stati sufficienti per ottenere attenuanti, nemmeno generiche, se confrontate con la violenta natura del reato e l’assenza di atti riparatori o compensatori.
Gianmarco Romanini, avvocato difensore di Vittorio Pescaglini, presenterà ricorso alla Corte d’Assise d’Appello entro la fine di ottobre. L’obiettivo è l’eliminazione dell’ergastolo attraverso una pena che fornisca, secondo la difesa, un margine per un futuro possibile per l’operaio di Fabbriche di Vergemoli che è agli arresti domiciliari dopo essere stato in prigione dalla sera del 26 febbraio 2024.
Avendo confessato l’omicidio, Pescaglini è stato dichiarato in grado di intendere e volere al momento del fatto. Quindi, la sfida legale si giocherà all’insegna del riconoscimento delle attenuanti per l’eliminazione dell’ergastolo.
2025-09-29 20:07:00