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Carlo Cid Lauro e Roberto Megna a Lo Spazio Audace di Lucca Comics 2025

Carlo Cid Lauro e Roberto Megna hanno partecipato a Lo Spazio Audace – Vignette e caffè a Lucca Comics & Games 2025 per parlare dell’uscita della loro miniserie Ghostgun, prodotta da Saldapress, in occasione dell’uscita del terzo e conclusivo numero.

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Ciao Cid e ciao Roberto, benvenuti! Vorreste raccontarci come avete ragionato per trovare il vostro equilibrio tra l’ambientazione avventurosa del western e le influenze manga?
Roberto
Fondere il genere western e lo shonen manga era un’idea che avevamo in testa da un po’ di tempo, perché per noi sono due generi che possono coesistere perfettamente. Il western ha sempre avuto un’epica molto particolare, con quei combattimenti, quel tipo di atmosfere, e secondo noi è arricchito dalla velocità della narrazione del genere battle manga. Nella nostra testa funzionava, quindi abbiamo provato a fare un soggetto ed è così che è nata la prima versione di Ghostgun.
Cid: Dal punto di vista grafico, sono stato molto ispirato dal maestro Toriyama, in particolare da una sua opera, Sand Land, che è una delle sue ultime opere, uscita nel 2000. Ho trovato la giusta “sporcizia” che si avvicinava al concetto di western che avevo in mente. Uno scenario molto deserto e sporco, spoglio, che si prestava perfettamente alla visione che Roberto aveva per il mondo in cui abbiamo ambientato Ghostgun.

Esistono alcuni manga di ambientazione western ma di solito sono molto più cupi, magari sono dei seinen, sono più adulti: pensando al manga shonen, guardando le copertine del vostro fumetto e pensando alle influenze da Toriyama, viene subito in mente una forte componente ironica, comica. Come avete coniugato queste componenti con la tematica western?
RAbbiamo un background principalmente nel campo del fumetto umoristico, è una caratteristica che abbiamo avuto nei nostri primi lavori insieme, da ormai circa dieci anni. L’idea di inserire molto umorismo in Ghostgun è venuta naturale perché fa parte del nostro modo di raccontare, di fare fumetti. Ci siamo divertiti molto a creare questo dualismo tra i momenti drammatici, violenti, di pura azione, e quelli più rilassati e spensierati. Oltre a Toriyama, un’altra grande ispirazione nel mio modo di fare storie è sicuramente Ramma, che ha una forte componente shonen e molti momenti di umorismo, molte gag. Ci siamo divertiti a raccontare una storia umoristica come è nel nostro stile inserendo quante più botte possibile. A nostro avviso, abbiamo fatto un colpo.
C: Lavoro anche per Disney International, quindi ho cercato di fondere quel lavoro con la mia passione per i manga e quella per i cartoni animati americani da Cartoon Network. Ho cercato di fare una specie di miscuglio, tenendo a mente anche Samurai Jack, in cui tutto è esteticamente umoristico per una storia profonda. Ho cercato di trasmettere anche quello, utilizzando all’occorrenza la faccina buffa, mentre quando la situazione diventa davvero pesante passo a espressioni serie, ombre, penombre. Ho cercato di variare molto utilizzando diversi stili.

Se citi Samurai Jack, che lavora molto sui contrasti, ti chiedo come ti sei approcciato alla sintesi, perché se penso allo shonen immagino una scala di grigi, retini e altro. Come si combinano le due cose?
CÈ venuto naturale. Ho assimilato tutti questi suggerimenti negli anni passati. Ho lavorato anche su Superchicche, sempre di Tartakowsky, quindi ho cercato veramente di mescolare le cose, mi è venuto naturale. Io e Roberto lavoriamo insieme da dieci anni quindi ogni volta che facevo proposte grafiche con lui c’era sempre un confronto e riuscivamo a arrivare a un punto che ci soddisfaceva entrambi.

Ghostgun è una trilogia: l’avete concepita come qualcosa che si esaurisce qui o ci sono speranze e piani per proseguire con la storia o magari realizzare degli spin-off?
RQuesta è una domanda che in realtà ci stanno facendo anche molti lettori che vengono qui per il terzo volume. Ghostgun è stato concepito come una miniserie, quindi questo universo è comunque una vicenda chiusa, un’avventura che ha un inizio e una fine. Tuttavia, la storia è ambientata in un mondo immenso. Ora, noi avremmo abbastanza materiale per fare forse trenta volumi. Io sono un po’ maniacale quando elaboro le storie quindi ho davvero creato tutto, ci sarebbe davvero tanto spazio. Non abbiamo mai veramente pensato di andare oltre con Ghostgun, semplicemente perché per noi è stato un esperimento, abbiamo creato un ibrido tra il fumetto occidentale e il manga ed era la prima volta che ci avvicinavamo a questo tipo di lavoro e non sapevamo quale sarebbe stato il nostro rendimento e se effettivamente saremmo stati in grado di realizzarlo. In particolare, non sapevamo quale sarebbe stata la risposta del pubblico, non sapevamo se sarebbe stato apprezzato, quindi all’inizio abbiamo programmato una serie che doveva essere di due volumi. Piccola parentesi, abbiamo creato un pilota di 50 pagine della storia per partecipare al Tezuka Award, il concorso della Shueisha, che nel 2020 si è aperto anche agli autori occidentali. Non abbiamo vinto, ma la giuria era doppia: da una parte c’erano un gruppo di mangaka “sconosciuti” ai più: Akira Toriyama, Eiichiro Oda, e Takehiko Inoue, che erano i giudici. Poi c’era una parte dedicata ai lettori, al pubblico, che poteva lasciare commenti, esprimere gradimento sulle opere e Ghostgun in questa parte era sempre tra i primi 30 titoli più letti e commentati su migliaia di partecipazioni. Ciò ci ha fatto capire che era una storia con un grande potenziale e che poteva essere apprezzata. Quando abbiamo proposto a saldaPress di svilupparla in due volumi, Alessio Danesi, il nostro editor, ci ha suggerito di allargare la storia e realizzare tre volumi.
Per noi è stata una sfida impegnativa, perché fino ad ora abbiamo sempre fatto storie autoconclusive, volumi singoli, quindi già tre volumi ci sembravano un’impresa epica. Ma ce l’abbiamo fatta, siamo sopravvissuti e ci è piaciuto anche, quindi chissà.

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Avete parlato della risposta del pubblico giapponese: e per quanto riguarda il pubblico italiano? Avete avuto dei riscontri diretti, dei commenti che vi hanno colpito in particolare, sia in senso positivo che negativo?
RCerchiamo di avere un rapporto molto diretto con i nostri lettori, quindi quando facciamo i firmacopie siamo noi a chiedere direttamente: scrivicci, mandaci un messaggio se vuoi, comunica le tue impressioni, se ti è piaciuto, se non ti è piaciuto. È un modo che usiamo per crescere, per sapere cosa piace al lettore, cosa funziona, cosa non funziona. Devo dire che abbiamo ricevuto moltissimi messaggi, la maggior parte dei quali veramente bellissimi. Ci sono state poche persone che ci hanno fatto notare che forse non hanno apprezzato qualcosa, ma anche quello sempre in senso positivo: che avrebbero voluto che durasse di più, per esempio. Fin dal primo volume abbiamo ricevuto moltissimi messaggi da persone che l’hanno preso per curiosità ma non si aspettavano che la storia li catturasse così tanto. Sono messaggi che ci gratificano molto.
CSono arrivate anche molte minacce: quando fate il prossimo, dateci il secondo se no veniamo giù e vi ammazziamo
RSì, i messaggi negativi sono stati soprattutto per la lunga attesa tra i vari volumi. Stiamo parlando comunque di oltre 200 tavole di fumetto, e anche di molte altre collaborazioni. Abbiamo cercato di fare il più velocemente possibile, ma è passato forse un anno tra un volume e l’altro e capiamo che per una serie sono tempi mostruosi. Ma ci sono anche manga che si prendono ancor più tempo, a dire la verità. Comunque, in generale, la risposta è stata molto positiva, anche in questi giorni qui a Lucca molti lettori sono venuti qui, ci hanno fatto i complimenti per la storia e questo ci rende felici come dei bambini a Natale.

Avete realizzato una versione variant con tre omaggi ai tre shonen manga più famosi,: è stata una scelta dettata dalla passione o più l’idea di fare qualcosa di accattivante per il pubblico?
RNo, è stata assolutamente una nostra scelta. Ne abbiamo parlato con il commerciale di Saldapress che è stato entusiasta della scelta e ci ha subito approvato insieme a Danesi i tre titoli che abbiamo voluto, Dragon Ball, One Piece e Naruto, perché sono i tre shonen manga che hanno fortemente ispirato Ghostgun.
CSono la mia top 3 dei manga shonen perché sono cresciuto con loro, quindi è tutto derivato dal cuore.

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Negli ultimi anni, quello che viene definito il “manga europeo” si è diffuso molto, con autori occidentali che propongono fumetti ispirati ai canoni del manga. In alcuni casi, si tratta di lavori che interiorizzano in chiave personale certi stilemi, in altri casi sembrano più imitazioni. Avete mai pensato che qualcuno possa percepire il vostro lavoro come una semplice copia e non come qualcosa di originale?
RInevitabilmente, qualcuno storcerà sempre il naso perché non tutti vedono di buon occhio questa ondata di Manga Globale. Siamo stati chiari fin dall’inizio, non abbiamo mai definito Ghostgun un manga perché lo consideriamo un fumetto completamente occidentale con una chiara ispirazione manga, quasi a dividere un po’ le due anime. La stessa nascita di Ghostgun prende spunto da qualcosa di molto occidentale come il western per unirlo al manga, quindi volevamo che queste due anime coesistessero, ma fossero in qualche modo separate. Uno dei messaggi più belli che abbiamo ricevuto è stato: per me il miglior manga italiano. Comunque, alcune persone lo percepiscono come un manga e questo ci fa sicuramente piacere perché il manga è un tipo di fumetto che ha una decodifica molto particolare, molto precisa, chi legge manga spesso legge solo manga e il fatto che un lettore di manga si sia avvicinato a Ghostgun, quindi a un fumetto occidentale, significa che siamo
2025-12-05 09:00:00