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(Acs) Perugia, 21 febbraio 2017 – “Il blocco temporaneo di Borgogiglione, legato all’opera della magistratura e alla ferma opposizione di comitati e associazioni, può costituire un’opportunità , specialmente se si metterà finalmente mano a una necessaria revisione del Piano rifiuti. D’altronde, tutte le discariche umbre sono vicine ormai al loro massimo riempimento e s’imporrebbe da subito una conversione a 180 gradiâ€. È quanto dichiara il capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle, Andrea Liberati.
Per Liberati “ci sono mille irregolarità sin qui perseguite: primato del lucro del privato, conferimenti di materia recuperabile, economia circolare pressoché inesistente, esteso ammorbamento ambientale. Tra queste lo stop a Borgogiglione non deve però diventare il pretesto per immorali quanto sistematici pendolarismi dei rifiuti in giro per l’Umbria, a partire da Colognola di Gubbio e Belladanza di Città di Castello. Queste stesse inquinanti discariche, infatti, andrebbero chiuse e, invece, continuano a pagare un alto prezzo alla mala gestio regionaleâ€.
“Intanto – spiega Liberati – da gennaio a settembre 2016, alla discarica di Borgogiglione sono state conferite 112.490 tonnellate: ben più dell’anno precedente. La frazione organica-umida destinata al bioreattore è stata di 24.417 tonnellate in nove mesi, cui dobbiamo aggiungere 11.880 tonnellate di materiale non compostato e scartato da Pietramelina. Altre 12.517 tonnellate sono state i sovvalli scartati a Pietramelina. Nella gerarchia normativa, la materia organica-umida dovrebbe essere il più possibile recuperata e compostata. Eppure per anni gli amministratori, succubi del privato, hanno finto di non vedere come Pietramelina producesse solo abnormi quantità di scarti: si è atteso l’intervento della magistratura e della nuova dirigenza Arpa per rompere gli indugi. Allo stesso modo, nessuno finora ha saputo indicare i vantaggi per cui si è difesa fino all’ultimo la scelta bizzarra di far rientrare i rifiuti umidi in discarica, grazie alla modalità sperimentale del bioreattore, senza vantaggi ambientali, né economici. Fuorché per i gestoriâ€.
“Il ritardo della Regione nel dotarsi di un vero piano per il recupero dei rifiuti organici–umidi – prosegue Andrea Liberati – si vede dall’obsoleta impiantistica a disposizione, inefficiente e sovradimensionata, visto che in gran parte le imprese trattano rifiuti provenienti da fuori regione. Allo stesso tempo è inadeguata agli interessi collettivi, soprattutto per l’incapacità di riversare i benefici sul sistema agricolo. Va colta quindi l’opportunità del blocco di Pietramelina e Borgogiglione per superare la logica dei grandi impianti, e ancor più la scelta dell’incenerimento, e per evitare il nomadismo dei rifiuti. Ma anche per avviare subito, in collaborazione con il ‘Consorzio italiano compostatori’ e gli esperti della Scuola agraria del Parco di Monza, un piano regionale per il compostaggio domestico e di comunità , da sovvenzionare adeguatamente. Si potrebbe far partire la sperimentazione in alcuni Comuni, grazie anche alla residenzialità diffusa e alla molteplicità di piccoli centri che favoriscano il compostaggio tradizionale. Si tratterà poi di sostenere con le più opportune risorse – conclude – le iniziative di Comuni o di singole imprese private per il recupero/riciclo dei materiali, a partire dai Raee (rifiuti elettronici) e dalle materie seconde più pregiate, stimolando percorsi virtuosi, creando uno o più centri regionali di progettazione e sperimentazione, finalizzati alla riduzione a monte dei rifiuti e allo sviluppo dell’economia circolare. La sfida è apertaâ€. RED/dmb
Fonte: Regione Umbria