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(Acs) Perugia, 27 febbraio 2017 – “Nonostante i dati inequivocabili, la Giunta Marini e la sua maggioranza si ostinano ad ignorare l’emergenza lavoro in Umbria, addirittura parlando di non ben specificati successi del ‘modello umbro’. Sembra assurdo sperare di risolvere questo grave problema insistendo con le stesse ricette fallimentari che lo hanno causato, eppure sta avvenendo proprio questoâ€. Lo afferma il consigliere regionale Maria Grazia Carbonari (Movimento 5 Stelle), annunciando la presentazione di una mozione e spiegando che “gli ultimissimi dati dell’Osservatorio nazionale sul precariato dell’Inps confermano la situazione tragica dell’occupazione in Umbria, che troppi cittadini vivono ogni giorno sulla propria pelleâ€.
Carbonari sottolinea che “l’Umbria si conferma ‘maglia nera’ d’Italia sotto ogni punto di vista: nel 2016 le assunzioni a tempo indeterminato sono calate del 46,1 percento rispetto al 2015, ben sopra la già preoccupante media nazionale del -37,6 percento seguita al fallimentare ‘Jobs Act’ del governo Renzi. Anche le trasformazioni a tempo indeterminato dei contratti hanno subito un tracollo pari al -40,7 percento (terzo peggiore risultato d’Italia). L’unico boom riguarda i famigerati vouchers, dei quali sono stati venduti in Umbria, nel solo mese di gennaio 2017, ben 141milaâ€.
Secondo il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle “il primo passo per favorire una vera ripresa dell’occupazione sarebbe una riforma del sistema umbro di formazione professionale, settore per la quale la Regione impiega somme enormi (3 milioni e mezzo di euro, di cui oltre 2 milioni derivanti dal Fondo sociale europeo e circa 800 mila dal Fondo Garanzia giovani), senza però aver portato ad un miglioramento dell’occupazione, soprattutto con riferimento alla qualità dei contratti offerti alla fine dei corsi. Spesso infatti vengono snocciolati numeri circa i successi della formazione umbra affermando che il 60 percento degli allievi viene occupato entro i primi 5 mesi dal termine dei corsi. Di questi, tuttavia, solo il 25 percento nelle imprese dove ha svolto il tirocinio. Bisognerebbe quindi capire di questi ultimi, per quanto tempo e con quali contratti. E del restante 75 percento, quanti trovano lavoro effettivamente nel settore oggetto del corso, se in Umbria e se con contratti di lavoro stabili che valorizzino le professionalità acquisite oppure con lavori precari e malpagatiâ€.
“Sarebbe necessario – continua Carbonari – un maggiore controllo preventivo e successivo sulle agenzie di formazione, affinché le risorse vadano a finanziare corsi che forniscano concreti sbocchi professionali. Tra i requisiti per il finanziamento dei singoli corsi di formazione dovrebbero esserci figure professionali richieste dal mercato del lavoro umbro. Le agenzie di formazione dovranno creare reali legami con il mondo delle imprese, in modo che esse investano maggiormente sulla spendibilità dei corsi e non abbandonino gli allievi al loro destino a fine corso come spesso, purtroppo, avviene. Sempre per favorire un dialogo tra domanda e offerta di lavoro, proporremo dei tavoli obbligatori da tenersi a cadenza regolare tra Regione, rappresentanti del mondo delle imprese, delle professioni, della formazione e delle Università affinché vengano elaborate misure di rilancio delle imprese (soprattutto piccole e medie) dell’Umbria e dell’occupazioneâ€.
“Incontri che non dovranno – conclude – essere l’ennesima vuota e formale comparsata istituzionale, con bellissime dichiarazioni di intenti, mai seguite dai fatti. Dalle riunioni dovranno emergere precisi impegni per l’Assemblea legislativa e la Giunta, rispetto ai quali dovranno motivare ogni volta che verranno elaborate e realizzate le future politiche regionali in tema di sostegno all’economia e all’occupazione. Anche questa volta, vedremo se la maggioranza e la Giunta valuteranno le nostre proposte nel merito o le bocceranno, come finora è sempre avvenutoâ€. RED/mp
Fonte: Regione Umbria