Lucca –
Santa Zita, vergine
Quando si sparse la voce della sua morte, dal contado giunse una folla strabocchevole e vuoi per la stagione primaverile, vuoi per il miracolo già famoso della trasformazione del pane “rubatoâ€, portarono tanti fiori da coprire il sacrato e gli scalini di San Frediano dove il corso di Zita, già detta dei fiori, era stato amorevolmente adagiato!
Era la sera del 27 Aprile del 1278.
Ed ancor oggi, negli stessi giorni, nonostante i contadini siano scomparsi non solo da Lucca, ma dal panorama di questa Nazione! i dintorni della Chiesa dove riposa nella sua teca di vetro, la piazza, l’Anfiteatro, si coprono di fiori, mentre i tradizionali banchetti, da secoli, vendono in suo onore i narcisi o giunchiglie che vengono soprattutto dalla valli vicino al Matanna. Semplicemente detti qui: i fiori di Santa Zita!
Quando Dante appena un ventennio o poco più, nella Divina Commedia, voleva far riferimento ad un barattiere (forse Martino Bottario) di Lucca, parla di uno degli anziani di santa Zita, identificando già la citta con la santa, tanto la fama di questa piccola donna, venuta da Monsagrati dentro le Mura, a servizio dai Fatinelli, si era già sparsa per ogni dove! Senza che la Chiesa l’avesse canonizzata, il che avvenne addirittura quattro secoli dopo.
Zita, o Cita (come ancora si dice ad Arezzo) vuol dire in modo semplice: ragazza. Da cui il significato translato di vergine. O ancora nel Sud d’Italia di giovane fidanzata. Per il suo lavoro semplice è patrona delle domestiche, di Lucca, delle casalinghe e dei fornai.
 Nel 1989, – ci fecero assistere, come giornalisti, ad una fase e da lontano ma fu un’emozione ugualmente intensa! – all’ispezione del corpo della Santa, munito di una spettacolare cinta, cui seguì un approfondito studio da parte dell’Università di Pisa.
Emersero tante cose! Che Santa Zita era una donna di statura medio-bassa, di complessione piuttosto gracile, appartenente antropologicamente ad un sottotipo razziale di ascendenza padana. L’età , della morte era attorno ai 60-65 anni, in armonia con quella delle fonti.
Era portatrice, dalla nascita, di una sublussazione congenita dell’anca destra, che non le comportò importanti problemi funzionali di deambulazione, se non in età avanzata. Questo dato depone comunque per l’appartenenza all’appartenenza ad una piccola comunità con isolamento geografico e pochi apporti di persone esterne, quale doveva appunto essere quella di Monsagrati.
Lo studio dei denti documentò diversi arresti di crescita delle corone dentarie, a riprova di un periodo di allattamento prolungato, come avveniva di norma nelle comunità rurali, e che il divezzamento ebbe luogo intorno ai 3 anni. Durante l’infanzia subì almeno due periodi di malnutrizione, rispettivamente a 7 e 9 anni di età , che coincidono con la grave carestia del 1226, riportata negli annali.
In età giovanile probabilmente in coincidenza con la venuta a servizio in città , verso i 12 anni, con l’affollamento e il malsano ambiente urbano tipico delle città medievali, fu affetta da tubercolosi polmonare.
I polmoni della Santa, domestica attiva e laboriosa presentavano moltissime particelle carboniose, come accadeva agli individui del passato, esposti cronicamente ai fumi dei fuochi e delle lampade, in un ambiente completamente saturo di fumo.
Fu anche rilevata un’intossicazione da piombo, sicuramente limitata all’ultimo periodo della vita. Fra le varie cause che possono aver provocato tale tipo di intossicazione, essendo questa limitata agli ultimi 6-8 mesi di vita, è verosimile supporre un uso massivo, orale e topico, di medicamenti a base di piombo, largamente utilizzati dai medici dell’epoca.
Una moneta, l’obolo per Caronte, fu trovata nella sua cavità orale, ma per essere traghettata verso il Paradiso, Zita non ne aveva bisogno!
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Fonte Verde Azzurro