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[Lucca] Il Santo del giorno, 22 Maggio: S.Rita da Cascia e S.Attone da Pistoia

Lucca –

S. Rita da Cascia

Rita ha il titolo di “santa dei casi impossibili”, cioè di quei casi clinici o di vita, per cui non ci sono più speranze e che con la sua intercessione, tante volte miracolosamente si sono risolti. Forse è per questo, che il luogo dove nacque intorno al 1381, cioè a Roccaporena, un villaggio montano a 710 metri s. m. nel Comune di Cascia, in provincia di Perugia, è meta di continui pellegrinaggi.

Già quando i suoi anziani genitori, Antonio Lottius e Amata Ferri, l’aspettavano, si erano verificati prodigi. Altri, quando Rita (il diminutivo di Margherita) era piccola: uno sciame di api le cinse completamente la testa, ma senza pungerla. Passava in quel mentre un contadino che si era ferito gravemente alla mano con una falce e correva dal “medico” locale. Si fermò per scacciare quelle api dalla testa della bimba, ma via via che agitava la braccia, la ferita alla mano si risarciva finché scomparve!

I suoi, per sistemarla, combinarono il suo matrimonio già 13 anni e così Rita andò in sposa, ad un giovane violento, di cognome Mancini, che comandava una guarnigione locale di soldati.

Lei subì tante violenze, ma riuscì un poco ad ammansire il carattere del marito che le dette due figli. Ma certo le angherie che il soldato aveva commesso, non si perdonavano facilmente e, come spesso avveniva a quei tempi, una sera cadde vittima di un attentato.

I fratelli del marito, come sempre accadeva a quei tempi, misero in atto la vendetta familiare che avrebbe coinvolto anche i due figli di Rita: lei li affidò a Dio, che dopo un anno le volle a Sé per malattia!

Straziata dal dolore, si rivolse ad un convento di suore, che per tre volte la respinsero, per il timore di essere coinvolte nella faida!

Rita si recava ad uno “Scoglio” una specie di sperone di roccia a pregare in solitudine. Una volta che lei si trovava lassù sulle rocce a pregare così intensamente, le suore del convento, racchiuse dentro le loro spesse mura, se la videro apparire, come in una nuvola, attorniata da tre santi e finalmente l’accolsero!

Ma la vita per Rita non fu facile neanche al riparo del convento, perché la sua fu un’esistenza di estreme privazioni: si cibava così poco, che a volte, l’Eucarestia era il suo solo pasto! Malata e allettata, l’unica cosa che chiese fu una rosa del suo orto. Ma era pieno inverno! Andarono a controllare, perché ormai non si meravigliavano neppure più dei suoi prodigi e poterono cogliere e portarle una rosa sbocciata al suo solo desiderio! Del resto, una “spina” certo simbolica del male e del dolore del mondo, le si era “conficcata “ nella fronte come una stigmata. Così Rita è anche conosciuta come la Santa della Rosa e della Spina.

Quando chiuse gli occhi sulle fatiche del mondo, uno sciame di api nere venne al convento, dove sono ancora oggi! Senza fare miele.

Il corpo, che forse fu trattato con tecniche di allora di cui niente sappiamo, si è conservato in maniera straordinaria. Riuscendo indenne anche ad un incendio che invece distrusse la prima cassa di cipresso in cui Rita era stata deposta.

La fronte non ha più la “spina” che alla sua morte si era rimarginata.

 

 

Cascia Basilica SantaRita

Cascia Basilica Santa Rita

 

 

 

 

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Attone, vescovo di Pistoia

 

Alcuni lo dicevano di origine iberica, forse perché portò a Pistoia, come reliquia, addirittura la testa del decapitato S. Jacopo da Compostela! Che certo convogliò nella città toscana, tantissimi pellegrini!

Così diventò, tanto venerato a Pistoia, da esserne patrono, con tanto di statua sul tetto del Duomo!

Altri, lo vogliono toscano, o di Pescia o della Val di Pesa.

Di certo era un grande studioso e scrittore, che entrato nell’Abbazia di Vallombrosa, nel Pratomagno, incastonato tra Valdarno e Casentino, ne divenne abate e a capo della Congregazione dei Vallombrosiani, che estese e rafforzò.

In questa veste, intervenne per conto del Papa, presso i Fiorentini, quando questi distrussero Fiesole e furono colpiti da censura ecclesiastica.

E successivamente, si adoperò in favore degli uomini di Serravalle, fatti prigionieri per una congiura contro Pisa.

E poi, fece da giudice, nella controversia fra il Vescovo di Lucca e quello di Pisa, per il controllo di Vada.

Umile, ma estremamente deciso, in linea con i Vallombrosiani, fu duro contro la simonia, contro la corruzione e la mondanità della Chiesa, equo verso i nobili pistoiesi, quanto nelle eterne controversie dei comuni e dei prelati italiani, impegnati a scannarsi eternamente tra di loro. Tanto bravo, che Attone ad un certo punto chiese al Papa di esonerarlo da questi continui incarichi, ma questi e i successori lo usarono ancora come mediatore autorevole. Per esempio per la città di Prato. Ma intercedva anche più in alto, perché fece cessare anche delle pestilenze che affliggevanola Toscana!

Edificando il nuovo battistero nel 1337, fu scoperto il suo sepolcro, in cui era entrato com’era nato, perché aveva lasciato tutto ai poveri. Il suo corpo fu trovato intatto. Una seconda ricognizione nel 1953, stabilì che la morte lo aveva raggiunto verso gli ottanta anni, per cui essendo trapassato il 22 maggio 1153 (ma a Pistoia lo si celebra il 21 di giugno, dicendo che quella è la data della vera morte!), dovrebbe essere nato tra il 1070 ed il 1080.

22 maggio

22 maggio Vallombrosa

Vallombrosa

 

 

 

 

Fonte Verde Azzurro