Lucca –
Sapevo della presenza di qualche Italiano a Little Big Horn.
Spulciando i cognomi, quelli conosciuti e cercandone  altri… Lombardi, Martini, Casella…ho sperato per tanto tempo, ma non ci sono mai riuscito! a trovare un Lucchese, che avesse partecipato alla Battaglia di Little Big Horn!
Non sono mai stato nel Montana (dove pure ho ancora dei parenti, che di cognome fanno Poli) e dove nel sud-est avvenne la battaglia più celebre e conosciuta che sia mai stata combattuta sul territorio degli USA, che di guerre, per loro fortuna, ne hanno viste poche! Là , mi dicono, però che si possano reperire addirittura una trentina di nomi di origine italiana che parteciparono al massacro di Custer e del 7° Cavalleria! E un giorno, forse andrò.
Del resto, la storia è bella, perché è piena di “certezze†che rende il tempo. Quelle di fondo, che piano, piano, dalla nebbia del passato emergono. E di incertezze, che rimangono tali. E di cose che come noi, piano, piano se ne vanno!
A tal punto, per la vicenda che ricorre oggi, che non si neppure, se Custer sia stato un avventato, un arrivista che voleva emergere con un’operazione clamorosa. O sia stato “mandato†al massacro da una manovra politica. Aveva infatti da poco, testimoniato contro il fratello del Presidente U.S. Grant, per grave corruzione! Che, purtroppo non è un vezzo italico!
Non si sa neppure, se sia caduto da eroe o fuggendo…ma a noi, oggi interessano gli Italiani che erano lì in quelle ore, quando Toro Seduto, quel mattino del 25 giugno 1876, rivolto ai guerrieri suoi e di Cavallo Pazzo, aveva ripetuto – lui, per davvero, non nella retorica dei film western, che a me piace a volte da morire! – : “Oggi é un buon giorno per morire!â€.
Sulle colline vicine, con diversi compiti: un trombettiere, due suonatori della banda, un artigliere e addirittura un sottotenente nobile (la cui storia ci riporterà in qualche modo a Lucca!) stavano a guardare spaventati con occhi italiani!
I loro nomi erano Lombardi, Martini, Di Rudio, Vinatieri, Casella, Devoto, Maucci, Tulo, Stella, Lambertini…
Per fortuna non tutti erano nella colonna di George Armstrong Custer, che tra interpretazioni errate di ordini, sbagli ripetuti, ingordigia di gloria…porterà al massacrò inutile in una guerra, già stradecisa da sempre dal divario tecnologico!, 268 uomini di cavalleria.
Dei soldati vicini a Custer, si salverà proprio uno solo, un italiano, Il trombettiere campano Giovanni Martini, ex tamburino garibaldino nella campagna in Trentino del 1866 e a Mentana nel 1867, con un passato un po’ losco, per il quale forse era stato allontanato dall’esercito italiano. Ma di lui si sa poco e non è certa neppure l’identità ed il luogo di nascita. E’ certo che anche quel giorno fu “allontanato†dal suo schieramento, ma per ordini dello stesso Tenente Colonnello Custer, (lui, riconoscente, chiamerà i suoi due figli George e Armstrong!) che gli ordinò di correre a chiedere aiuto al capitano Benteen, (“Vieni presto e porta i rifornimentiâ€) prima che l’intera colonna venisse circondata ed annientata.
Le altre colonne erano guidate dai comandanti Reno, Yates, Weir, ma si erano ritirati, accortisi dell’altissimo numero di Lakota (Sioux), Cheyenne e Arapaho che avevano di fronte.
Isolata, la colonna di Custer, fu circondata e annientata in appena 25 minuti di battaglia: tra i caduti al fianco di Custer, vi fu certamente l’italiano Alessandro Stella.
Tra gli ufficiali di Reno, e personaggio di spicco e non solo a Little Big Horn, vi era il conte Carlo Di Rudio (1832 – 1910), che Reno chiamava con disprezzo “il conte che non contaâ€, un mazziniano bellunese, costretto all’esilio per la sua partecipazione al fallito attentato contro Napoleone III di Francia.
E con chi aveva commesso questo attentato? Con Giovanni Andrea Pieri, da Santo Stefano di Moriano, ghigliottinato per questo assieme a Felice Orsini!
E Di Rudio confesserà poi, in tarda vecchiaia, addirittura assieme a Francesco Crispi, mazziniano di ferro, prima di convertirsi alla monarchia! che sarà quattro volte Presidente del Consiglio italiano e subito dopo l’attentato espulso da Parigi! E che a Malta dopo essere stato cospiratore mazziniano in tutta Europa, sposandosi qui due volte e per questa sarà poi costretto a dimettersi per bigamia! farà sodalizio con un altro lucchese, Nicola Fabrizi, da Sassi di Molazzana, arrestato nella congiura con Ciro Menotti, ministro della Guerra di Garibaldi sotto il Prodittatore Antonio Mordini da Barga!
Carlo Di Rudio, una vita da romanzo!
Ma ritorniamo a Little Big Horn: il Conte Di Rudio che era stato a Parigi condannato all’ergastolo ed era fuggito dalla Cajenna con una fuga che darà vita a Pavillon e a tutta un’epopea di evasi, giunto in America ed arruolatosi nel 7° Cavalleria, durante la ritirata di Reno, rimase intrappolato nel boschetto, dove restò per 36 ore, ricongiungendosi con Reno solo quando la battaglia era praticamente finita!
Giovanni Casella, romano di nascita, era proprio nella squadra di Custer, ma poco prima dell’assalto al campo indiano di Cavallo Pazzo e Toro Seduto, il sergente Riley, su ordine del generale Custer, lo comandò, con altri cinque uomini, alla scorta dei carri rifornimenti posti nella retroguardia della colonna d’attacco. Il cavalleggero Casella giunse pertanto al Little Big Horn aggregato alla Compagnia B del 3º Gruppo Squadroni del maggiore Reno, nella quale militava anche un altro italiano, Agostino Luigi Devoto, già strillone di giornali a New York, ma nato a Borgonuovo Ligure di Genova, che guidò il suo drappello a costruire un quadrato con gli uomini di Reno e Benteen.
Felix Vinatieri di Torino che suonava col napoletano Franco Lombardi il motivo della GarryOwen nella Banda del Reggimento e fu per questo che si salvarono, trattenuti sul battello che incrociava sul Powder River.
E allora, in onore, di tutti questi italiani, per i quali per fortuna, il 25 giugno suoniamo assieme, la Marcia in tono Irlandese:
Fonte Verde Azzurro