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[Lucca] “Salviamo l’appennino dallo spopolamento”: nella Valle del Serchio il turismo è solidale

Lucca –

ROMA. L’appennino toscano: un territorio impervio, fino a qualche decennio fa popolato da generazioni di contadini, mugnai e boscaioli abituati a spezzarsi la schiena dietro ai lavori più duri, e oggi in parte relegato a destinazione turistica “di nicchia”, con buona pace dei giovani, che appena possono abbandonano la montagna per trasferirsi a studiare e lavorare altrove.

La riqualificazione della Valle.Come è cambiata, dunque, la realtà economica e lavorativa della Garfagnana, e in particolare della Valle del Serchio, negli ultimi 20 anni? Cosa è rimasto di quelle tradizioni, di quell’equilibrio sociale e lavorativo? E che futuro può avere oggi un territorio non particolarmente conosciuto a livello turistico, né particolarmente ricco di opportnità lavorative? A spiegarcelo è Alessandro Stefani, Responsabile Marketing Il Ciocco Tenuta e Parco, realtà nata nel 1961 con l’obiettivo di far rivivere la montagna e le sue tradizioni, la natura con i suoi animali, lo sport e il relax, lontano dal “logorio della vita moderna”. “Sicuramente dagli anni ’90 a oggi – spiega – si è registrata la riscoperta di una forte vocazione turistica della Valle, andata di pari passo con una riqualificazione delle aree industriali e con una maggiore sensibilizzazione sulle tematiche ambientali. Una vocazione che si sviluppa su due fronti. Da una parte il recupero di produzioni tipiche, come il farro IGP della Garfagnana e la trota (questa zona vanta un’importante attività di troticoltura): la fine degli anni ’90 coincide infatti con la nascita dei Presidi Slow Food e ben tre sono quelli della nostra zona: il caratteristico prosciutto “bazzone”, il pane di patate e il biroldo della Garfagnana (antico sanguinaccio prodotto con carne di maiale e spezie). Dall’altra, il restauro di rocche e fortezze attraverso vari progetti supportati dal Ministero dei Beni Culturali. Possiamo far rientrare in questo disegno la valorizzazione della Via Francigena – la storica rete di collegamenti percorsa dai pellegrini per raggiungere le proprie mete religiose – con i suoi luoghi di fede e le antiche mulattiere”.

Il progetto “Smart Valley”. La famiglia Stefani, negli anni, ha fatto molto per recuperare le tradizioni locali e trasformarle in opportunità turistiche, fungendo, ad esempio, da locomotiva per la nascita, nel 2014, della rete “Smart Valley, Valle del Serchio e Garfagnana”, che riunisce oltre 50 imprese tra agriturismi, case vacanza, alberghi della Valle, con l’obiettivo di valorizzare un territorio ancora fuori dai circuiti turistici ma con le carte in regola per sfruttare al meglio le proprie potenzialità. “L’obiettivo è fare squadra – continua Stefani – per gestire in modo unitario il marketing della destinazione e migliorare la competitività dell’offerta turistica, valorizzando le tradizioni più autentiche”. A questo si aggiunge la collaborazione con l’organizzazione di eventi culturali di forte richiamo, entrati di diritto nel calendario degli appuntamenti musicali della provincia, come Barga Jazz, il festival nato nel 1986 come concorso di composizione e arrangiamento per orchestra jazz e diventato una tappa importante nella carriera di moltissimi professionisti, e Opera Barga, il festival giunto alla 51° edizione e dedicato alla musica sacra, da camera e barocca.

Un progetto per salvare il sottobosco. Buona parte del sottobosco al momento viene gestito da ragazzi che lavorano la farina di castagne: ma in che consiste questa partnership? “La montagna del Ciocco – continua Stefani – si estende tra i comuni di Barga e Fosciandora e ai ragazzi della Cooperativa Agricola Le Tre Terre, situata al confine del Parco del Ciocco, sul lato di Fosciandora, sono stati affidati 300 ettari del nostro Parco. Gestiscono la raccolta di castagne, funghi e di tutti i prodotti del sottobosco. Molla di questa partnership? La consapevolezza con la quale questi giovani hanno deciso di dedicarsi alla terra”. Una collaborazione nata quindi dalla volontà di mantenere relazioni vive con il territorio, un modo per sostenere l’agricoltura di filiera corta, quella che fa arrivare sulle tavole prodotti genuini, tradizionali e di qualità.

Il recupero degli antichi molini. Il recupero degli antichi mulini è un’altra scelta caratteristica di questa Valle. Uno dei più importanti e caratteristici è quello di Piezza, a Gallicano, un’azienda legata alla macinazione a pietra che produce farine di grano, granoturco ottofile, farro e castagne. Poi c’è il Molino Vecchio ad acqua, a Fabbriche di Vallico, risalente al 1700, ristrutturato conservandone le caratteristiche strutturali e i macchinari. “La presenza di ben quattro macine – precisa Stefani – testimonia l’importanza che questa struttura doveva avere nelle epoche passate, così come la grande quantità di prodotto che qui veniva lavorato. Oggi il mulino di Fabbriche garantisce la filiera di produzione della farina di castagne (qua detta di “neccio”) DOP. I numerosi resti di queste strutture nella Valle testimoniano l’intensità dei traffici passati. Basti pensare a quelli sul torrente Corsonna (il torrente che attraversa il paese di Castelvecchio Pascoli), detto “l’antica via dei remi” perché qua veniva raccolta la legna per la Marineria Granducale Toscana”.

La sopravvivenza degli antichi mestieri. Molti degli antichi mestieri sono ormai persi ma alcuni ancora sopravvivono. Tra quelli scomparsi sicuramente c’è quello del carbonaio, mentre ancora “in vita” sono il figurinaio (alla cui figura Coreglia Antelminelli ha dedicato persino un museo), l’impagliatore, il fabbro. “Catagnana, nel comune di Barga, si caratterizza proprio per essere stata luogo di fabbri, come ci raccontano le cantine dalla caratteristica arcata tonda – un tempo botteghe – affacciate sulla strada in questa località. Mestieri di un tempo che è possibile ritrovare in occasione del Festival d’Autunno, la manifestazione in programma al Ciocco per il quinto anno consecutivo il 16 e il 17 settembre. A cosa è dovuta la sopravvivenza di queste figure? Sicuramente alla volontà di conservare quel legame con le tradizioni e con il territorio del quale si parlava prima…”, spiega Stefani.

L’emigrazione di ritorno. La Valle del Serchio ha subìto un violento spopolamento tra il 1870  e il 1910 circa, con picchi elevatissimi in Garfagnana. Oggi il territorio assiste però a un’emigrazione di ritorno, e sono tra le 200 e le 500 le persone che ogni anno rientrano a Barga, non a caso definita “The most Scottish town in Italy”. In questo contesto, la Tenuta Il Ciocco rappresenta un’opportunità di lavoro importante per la gente del posto. “Riusciamo a dare lavoro a circa 600 persone, includendo i dipendenti della Tenuta del Ciocco, del resort Renaissance Tuscany Il Ciocco e quelli dell’azienda Kedrion, che al Ciocco ha i suoi uffici amministrativi e direzionali. Numeri a parte, siamo di fronte a due realtà aziendali che, per natura o vocazione, sono oggi fortemente orientate a svilupparsi sui mercati internazionali. E’ evidente quanto questo favorisca lo sviluppo di nuove opportunità di lavoro, di crescita personale e di visibilità di un territorio, la Valle del Serchio, che oggi si presenta sempre meno marginalizzato rispetto ad un tempo ancora non lontano”, spiega Stefani. Non resta che chiedersi come sarà questo splendido territorio fra 20 anni. Un luogo ricco di realtà autentiche, che vive e non sopravvive. Un territorio nel

quale si è residenti per scelta. Una Valle che conserva le proprie tradizioni ma non isolata: forse è questa la risposta. “Una storia di tradizioni – conclude Stefani – un network di possibilità, un luogo rigenerato per il piacere di chi qua vive, lavora, soggiorna”.

Fonte Verde Azzurro