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Panem, chiesto incontro al Ministero. Operi pronti ad andare a lavorare a Milano nell’altro stabilimento

Richiesta di incontro al Ministero delle Attività Produttive, cassa integrazione con un sostegno finanziario che possa consentire alle famiglie di vivere. Sono le novità emerse durante l’incontro con la stampa alla tenda che rappresenta il presidio permanente degli operai Panem, l’azienda la cui produzione è ferma dal 13 dicembre, con 60 addetti che hanno perduto il posto. Ma non la speranza. La lotta prosegue. Il 2 gennaio è arrivata la tredicesima, ora si spera nella cassa integrazione e magari su un supplemento che consenta alle famiglie di andare avanti: “O ci danno i soldi o ci prendano a lavorare a Milano dove l’altro stabilimento Panem è in funzione e produce ricchezza – dicono gli operai – ma gli ammortizzatori sociali non sono eterni e chi ha mutui ed affitti da pagare come farà, visto che siamo quasi tutti di età tra i 40 e i 50 anni, difficili da assumere da altre parti?”. Lino Giovannelli, della Flai Cgil rincara la dose: “Il gruppo Novelli non deve prenderci in giro, quando ha preso l’insediamento altopascese sapeva benissimo che operazione speculativa aveva in mente, prendere il marchio, delocalizzare la produzione. Torneremo a Terni se necessario. Perplessità evidenti affiorano anche dalle procedure: abbiamo solo la sentenza ma non la domanda di ammissione al concordato dove si vedono anche le cifre. Si parla di 47 milioni di debiti ma anche di oltre 40 di crediti. Quindi una situazione non così tragica. I nostri legali sono attivati”.