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[REGIONE PIEMONTE] Quale bioeconomia per il Piemonte?

La bioeconomia, ovvero l’economia sostenibile nella quale gli scarti di una lavorazione diventano materia prima di un’altra, rappresenta la nuova frontiera dello sviluppo e forse il solo modo per permettere al mondo di crescere ancora senza autodistruggersi e senza continuare ad alimentare il surriscaldamento globale. Il tema è stato al centro di un convegno tenutosi il 21 febbraio nell’aula del Consiglio regionale del Piemonte.

Su questo fronte l’Italia viene dopo la Francia e la Spagna ma davanti alla Gran Bretagna, con una produzione 2010 stimata in 251 miliardi di euro, e 1,65 milioni di occupati. In Piemonte hanno un ruolo rilevante nella bioeconomia il tessile e l’alimentare, ma anche la produzione di bioenergia. La biochimica è un ecosistema molto ricco, fra atenei, centri di ricerca e start-up, mentre c’è un ritardo sulla consapevolezza ambientale delle imprese e sulla raccolta dei rifiuti organici.

Tra i numerosi relatori vi sono stati gli assessori regionali alle Attività produttive, Giuseppina De Santis, e all’Agricoltura, Giorgio Ferrero. “La bioeconomia si inserisce all’interno delle priorità indicate dall’Unione europea per l’uso dei fondi comunitari nella programmazione 2014-2020 – ha affermato De Santis – Non significa solo riutilizzare lo scarto e i rifiuti ma, nell’ottica di una valorizzazione circolare delle risorse, impostare anche il design iniziale dei prodotti per renderli riutilizzabili al termine della loro vita produttiva. La Regione, oltre a stanziare fondi per la ricerca in tal senso, intende orientare la programmazione 2014-2020 per la realizzazione di una o due 2 filiere locali, che creino concrete occasioni di sviluppo per il territorio”.

Ferrero ha evidenziato il costo del non fare: “Benché anche il produrre bioenergia possa avere dei limiti sarebbe peggio non agire del tutto e i danni delle catastrofi naturali e del cambiamento climatico lo testimoniano. Quando si parla di bioenergia, bisogna partire da un dato di fatto: ‘non fare’ oggi è un costo, un lusso che non ci possiamo permettere. Ma occorre anche considerare il tema della terra da coltivare. Non abbiamo sovrabbondanza di terre incolte disponibili: quelle che ci sono presentano grandi difficoltà, o perché in collina e in montagna, con forti pendenze, o per la frammentazione, storica da noi: in Piemonte abbiamo più parcelle catastali che in Lombardia e Veneto messe insieme. Ogni progetto deve partire dal dato di realtà: abbiamo asfaltato e impermeabilizzato 200 mila ettari. E’ una cosa da considerare con grande attenzione, e la legge sul suolo che stiamo elaborando prova a dare un segnale di controtendenza. Certo è che la bioenergia è il futuro – ha proseguito – Non possiamo continuare a impoverire la terra sottraendo sostanza organica, carburanti fossili, con i conseguenti effetti sul clima, sull’inquinamento e i pesanti costi sulla salute umana e anche sui conti pubblici. Partiamo dunque da ciò che già c’è, lo scarto della produzione agricola. Sul piano delle risorse, ora i finanziamenti del settore gravano tutti sul Programma di sviluppo rurale, che rappresenta il 15% della Pac. Anche su questo occorrerà un ripensamento”.

Author Gianni Gennaro Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.


Fonte: Regione Piemonte
Fonte: ANSA