Il punto di Bonaccini, l’assessore Costi, Monsignor Matteo Maria Zuppi, insieme ai rappresentanti delle diocesi
Sono 118 le chiese riaperte al culto dopo il sisma in Emilia del 2012: 54 sulle quali si intervenne nei mesi successivi alle scosse (con una spesa di oltre 15 milioni di euro) per garantire lo svolgimento delle funzioni in ogni comune colpito e altre 64 fra quelle inserite nel Piano delle opere pubbliche e dei beni culturali, per il quale sono complessivamente disponibili 252 milioni di euro, di cui 209 milioni del Commissario e 43 milioni di cofinanziamenti.
A queste chiese, si aggiungono altri 60 edifici delle diocesi. E sempre nell’immediato post sisma, per assicurare la continuità di culto vennero realizzati anche 15 edifici provvisori, per una spesa di quasi 6,3 milioni di euro. In tutto sono stati 294 gli edifici religiosi danneggiati dalle scosse di cinque anni fa, ad oggi coperti da finanziamenti.
Sono queste, in sintesi, alcune delle cifre relative alla ricostruzione degli immobili destinati al culto e alla fruizione pubblica, danneggiati dal sisma del 20 e 29 maggio 2012, sui quali, oggi a Bologna, nella sede della Regione, è stato fatto un punto della situazione tra il presidente della Giunta regionale e Commissario delegato alla ricostruzione, Stefano Bonaccini, l’assessore regionale alla ricostruzione post-sisma Palma Costi, il presidente della Conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna e Arcivescovo Metropolita di Bologna, Monsignor Matteo Maria Zuppi, insieme ai rappresentanti delle arcidiocesi di Modena-Nonantola, di Ferrara-Comacchio, di Ravenna-Cervia e delle diocesi di Reggio Emilia-Guastalla e Carpi.
Quello di oggi tra il Commissario e le diocesi emiliano-romagnole, è stato un momento di monitoraggio – come quelli che periodicamente vengono realizzati con gli enti locali nel Comitato istituzionale per la ricostruzione – sullo stato di attuazione della ricostruzione dei beni ecclesiastici.
Gli interventi sugli immobili di culto – inseriti nel Piano delle opere pubbliche e dei beni culturali – riguardano chiese di 6 diocesi  dell’Emilia-Romagna (a cui si aggiungono edifici di culto di proprietà di altri enti religiosi, del segretariato regionale del ministero dei Beni e delle attività culturali (Mibact) e dei Comuni (Carpi, Correggio, Ferrara, Modena, Mirandola e Reggio Emilia).
Le Diocesi – dirette responsabili della progettazione e della realizzazione degli interventi di recupero delle chiese danneggiate – in base al budget assegnato dal Commissario hanno scelto gli interventi prioritari e in che ordine realizzarli. Inoltre, per far fronte alle esigenze della ricostruzione si sono dotate di una struttura tecnica come quelle degli Enti locali.
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Fonte: Regione Emilia Romagna