Trieste, 13 marzo – Con l’incontro con la dirigenza dell’Unione Carso Isonzo Adriatico, è iniziata oggi una serie di confronti che lungo l’intero arco della settimana l’assessore regionale alle Autonomie locali, al Coordinamento delle Riforme e al Comparto unico Paolo Panontin ha fissato con i rappresentanti di tutte le 18 Unioni Territoriali Intercomunali (UTI), per affrontare il tema dei fabbisogni di personale e le modalità di costituzione dei budget per le assunzioni riferite al biennio 2017 e 2018.
Come riferisce lo stesso Panontin, gli incontri si prefiggono l’obiettivo di illustrare i criteri di applicazione della nuova legge sul Comparto e avviare una interlocuzione costante e costruttiva, finalizzata a dare, anche con l’aiuto della Regione Friuli Venezia Giulia, adeguate risposte ai Comuni in merito alle nuove assunzioni.
Risposte che, precisa l’assessore, sono previste dalla legge. Ovvero “la facoltà di assumere nuovo personale al 100 per cento rispetto a quello andato in quiescenza per i Comuni che fanno parte delle UTI e al 50 per cento per quelli che non vi hanno aderito”. Il tutto in una logica di “compensazione orizzontale all’interno della singola UTI, a seconda della singola capacità di assumere; e di compensazione verticale, con la Regione che, entro i limiti imposti dalle norme, può cedere propri spazi assunzionali a beneficio di alcuni territori per sopperire a carenze locali”.
Nel concreto per Panontin “far parte delle Unioni conviene anche sotto il profilo della gestione del personale, perché attraverso un’azione di riorganizzazione dei servizi e solidale tra i Comuni è possibile che in quel Comune che non raggiunge quote sufficienti si renda realizzabile un’assunzione utilizzando spazi assunzionali ceduti dai Comuni vicini. E sempre attraverso questa operazione di messa a fattor comune si avviano collaborazioni e sinergie che possono contribuire a superare singole criticità “.
Non a caso la serie di incontri è stata avviata con l’Unione Carso Isonzo Adriatico, caratterizzata dalla novità del nuovo atteggiamento assunto dal Comune di Monfalcone, che ha deliberato di uscirne. Una “scelta che consideriamo non possibile in quanto contraria alla legge. Ma rimane il fatto che con un Comune che si è posto sull’Aventino è più arduo il lavoro degli altri Comuni partecipanti all’Unione. Da qui la ferma volontà della Regione di aiutarli e sostenerli”.
Le Unioni Territoriali Intercomunali, intese come Enti di area vasta, sono previste dalla legge regionale numero 26 del 12 dicembre 2014 di Riordino del sistema Regione-Autonomie locali nel Friuli Venezia Giulia, entrata in vigore il 1° gennaio 2015. Essa prevede che le Unioni esercitino in forma associata una serie di funzioni amministrative in precedenza esercitate dai Comuni, dalle Province, dalle Comunità montane, oltre che dalla stessa Regione. Con l’obiettivo di conseguire significativi risparmi di spesa e maggiori livelli di efficacia ed efficienza.
Oltre alla gestione del personale, l’aggregazione riguarda temi quali i servizi sociali (sempre peraltro gestiti in una logica di ambito sociosanitario come già avviene da molti anni), i sistemi informativi, la gestione dei tributi, la pianificazione sovracomunale, la programmazione in area vasta della Protezione civile, la Polizia locale, lo Sportello Unico Attività Produttive (SUAP), statistica e catasto, elaborazione progetti europei.
Insomma, fa notare Panontin, “funzioni necessarie a programmare lo sviluppo dei territori e a organizzare al meglio servizi essenziali. Si pensi ad esempio alla Polizia locale: mettere insieme più vigili urbani significa costruire dei corpi più consistenti, che possano meglio presidiare il territorio e accrescere la sicurezza dei cittadini”.
ARC/PPD
Fonte: Regione Friuli Venezia Giulia