La storia della Sacra di San Michele è connessa al monachesimo benedettino, al quale è legata la sua fondazione. L’abbazia fu subito autonoma e indipendente, e grazie a un’intensa attività di ospitalità , divenne luogo di scambio e incontro, contribuendo alla creazione del patrimonio comune di una grande civiltà religiosa. Proprio per questa componente dell’identità culturale del bene la Sacra di San Michele è entrata a far parte degli otto complessi monumentali candidati ad essere inseriti nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco come sito seriale “Il paesaggio culturale degli insediamenti benedettini dell’Italia medievaleâ€.
Il processo di candidatura, ideato e promosso dalla Fondazione Comunitaria del Lecchese, e presentato al Circolo dei Lettori dall’ Assessore alla Cultura e Turismo della Regione Piemonte Antonella Parigi, si avvale del coordinamento generale e dell’assistenza tecnico-scientifica dell’Ufficio UNESCO del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo. La candidatura è stata già inserita nella “tentative list”, la lista propositiva italiana dei beni da candidare, ed è stata recepita dalla conferenza internazionale UNESCO di Parigi ad ottobre 2016.
La Sacra di San Michele è senza dubbio uno dei monumenti più rappresentativi del Piemonte, un bene-faro capace di attirare visitatori da tutto il mondo, e che da sempre vede la Regione Piemonte impegnata nella sua valorizzazione. Dall’assunzione formale della custodia del bene, nel 1995, agli stanziamenti che, negli anni, hanno reso possibile importanti lavori di recupero e restauro e di potenziamento dei percorsi di visita e dei servizi per i visitatori. Un percorso che la Regione Piemonte intende perfezionare con l’acquisizione definitiva della Sacra dal Demanio, attualmente proprietario del bene.
La candidatura apre inoltre possibilità di ricerca su più fronti, tra monumento e territorio circostante. Da un lato per individuare le caratteristiche di universalità richieste per l’ottenimento del riconoscimento UNESCO, viste nel rapporto della Sacra rispetto al paesaggio culturale degli insediamenti benedettini e delle altre sette abbazie in esame (Subiaco, Montecassino, San Vincenzo al Volturno, Farfa, San Pietro al Monte a Civate, Sant’Angelo in Formis a Capua, San Vittore alle Chiuse a Genga); dall’altro alla ricerca di opportunità e criticità emergenti dalle analisi territoriali per la definizione del sito e della buffer zone (area che deve garantire un livello di protezione aggiuntiva ai beni riconosciuti patrimonio mondiale dell’umanità ). Il programma di ricerca si concentrerà anche sull’eredità immateriale della Sacra, quale motore dell’immaginario artistico e letterario.
“L’impegno della Regione Piemonte per la cultura è stato costante negli anni – ha detto l’assessore Antonella Parigi – In generale la candidatura UNESCO ha tre effetti importanti. Il primo di attrarre turismo, il secondo di creare integrazione territoriale attraverso una comunità impegnata a sostenere la candidatura, il terzo di rendere più consapevoli i cittadini del vero patrimonio che il nostro paese possiede. In quest’ottica e a dimostrazione che l’impegno sulla valle di Susa è grande, oltre alla Sacra abbiamo firmato la candidatura UNESCO anche per la via Francigena e tutto questo è stato possibile anche grazie alla reale collaborazione tra Regione e Ministero.â€
Dunque il riconoscimento UNESCO della Sacra potrà dare risonanza mondiale a un bene straordinario, ma anche all’intero territorio piemontese e in particolare alla Valle di Susa, il cui paesaggio culturale è storicamente legato alla presenza di altri importanti insediamenti benedettini, in primo luogo Novalesa e San Giusto di Susa.
Fonte: Regione Piemonte
Fonte: ANSA