A Modena non esiste nessuna tassa sullo zerbino, si tratta solo di uno dei tanti arredi di un locale commerciale che le norme impongono di considerare nel calcolo della superficie pubblicitaria. “È uno degli aspetti sui quali è necessario migliorare  l’informazione degli operatori commerciali, tema che abbiamo già affrontato con le associazioni di categoria che collaboreranno con il Comune per realizzare nuovi strumenti di comunicazione rivolti a tutti i commerciantiâ€. Lo ha spiegato l’assessore al Bilancio Andrea Bosi rispondendo oggi, giovedì 1 giugno, in Consiglio comunale all’interrogazione presentata da Adolfo Morandi di Forza Italia che è partito dalle multe elevate di recente per evasione della tassa sulla pubblicità per chiedere all’Amministrazione se non ritenga opportuno “rivedere il testo del Regolamento sull’applicazione della tassa sulla pubblicità , limitandola alle sole insegne esterne e non anche alle scritte su fioriere, zerbini e vetrofanie, e dare un’interpretazione autentica che sani la situazione rispetto al passato e consenta l’annullamento in autotutela degli accertamentiâ€.
L’imposta sulla pubblicità , ha ricordato Bosi proseguendo nella risposta, è definita da una norma nazionale che nella sua ultima formulazione risale al 1993 ma che esiste dal 1972, “con una natura evidentemente consolidata e una prassi applicativa ben definitaâ€. Il Regolamento comunale si limita quindi a recepire queste disposizioni di legge, “e non potrebbe fare diversamente – ha sottolineato l’assessore – perché se lo facesse diverrebbe illegittimoâ€.
La società Ica Srl, ha poi chiarito Bosi, opera dal 2011, “applicando ovviamente le norme e le indicazioni attuative ministerialiâ€, dopo essersi aggiudicata una gara europea a evidenza pubblica indetta dal Comune di Modena (anche in nome e per conto Carpi, Campogalliano, Soliera, Novi di Modena e dell’Unione dei Comuni modenesi Area nord) come gestore dell’imposta sulla pubblicità e dei diritti sulle pubbliche affissioni e non come concessionario: “La titolarità del tributo, la riscossione degli incassi e la responsabilità della gestione rimangono infatti direttamente in capo al Comune, che attraverso il proprio ufficio Tributi vigila sul corretto svolgimento del servizioâ€. Le modalità di accertamento prevedono un controllo in due fasi: la prima “esternaâ€, attraverso fotografie alle esposizioni pubblicitarie nei luoghi pubblici o aperti al pubblico; la seconda “internaâ€, con una verifica in banca dati per controllare se quanto dichiarato è conforme a quanto rilevato. È in questa fase quindi che si evidenzia l’eventuale violazione tributaria e si procede all’accertamento fiscale. L’imposta sulla pubblicità , infatti, si paga prima di iniziare l’esposizione pubblicitaria e sulla base di quanto dichiarato. L’azione di controllo, per verificare la conformità di quanto dichiarato con quanto esposto, può essere fatta quindi solo con un sopralluogo diretto sul territorio dell’agente accertatore.
Il cosiddetto “accertamento sullo zerbinoâ€, ha spiegato Bosi, ha dunque riguardato “l’intera posizione tributaria del contribuente che non aveva dichiarato e pagato per più e diverse esposizioni pubblicitarie che richiamavano esplicitamente il nome dell’esercizio, rilevate in sopralluogo e confermate nella banca dati del gestionale; queste esposizioni avevano una superficie di 9 metri quadrati, comprensiva di scritte su tende, adesivi e anche, per una piccola parte dello zerbino. Se la superficie pubblicitaria rilevata fosse stata compresa nella misura di 5 metri quadrati, anche comprendendo lo zerbino, sarebbe rientrata nell’esenzione prevista dalla legge, l’averla superata ne ha comportato di diritto l’assoggettabilità â€.
Si tratta, ha detto ancora Bosi di “un’azione di controllo e contrasto all’evasione che il Comune è tenuto a effettuare in primo luogo per garantire il rispetto del principio di legalità sul territorio e anche per impedire, o almeno limitare, il fenomeno dell’abusivismo degli impianti pubblicitari che altrimenti senza controllo prospererebbe e deturperebbe gravemente l’ambiente in cui noi tutti viviamoâ€. L’Amministrazione, ha poi concluso, ribadisce l’impegno a diffondere le regole relative all’imposta sulla pubblicità , “come è stato fatto più volte in passato anche attraverso incontri specifici con le associazioni di categoria in modo che le stesse, nel proprio importante ruolo sociale e pubblico, si ponessero come validi intermediari con i cittadini/contribuenti loro associati. Le stesse informazioni sulle regole che disciplinano la pubblicità vengono comunque sempre fornite dall’Amministrazione anche direttamente allo sportello della consulenza, per mail o tramite il sito istituzionale dei tributi, dove è presente una sezione specifica, a tutti singoli cittadini, operatori economici, intermediari fiscaliâ€.