FIRENZE – Una lettera in cui il presidente Enrico Rossi chiarisce che non c’è alcun gelo tra lui e Delrio, ma ribadisce le sue condizioni al governo per lo sviluppo della costa toscana, il destino di migliaia di lavoratori e il futuro delle nuove generazioni. La pubblica oggi il Tirreno, in risposta all’articolo di ieri dal titolo “Sul progetto della maxi-Darsena scende il gelo fra Rossi e ministro”.
Precisando che parla da presidente, sostenuto da una maggioranza composta da Pd e Articolo Uno, Rossi sottolinea che la confusione di piani diversi è il frutto avvelenato della politica degli ultimi tempi, e ricorda di aver sempre affrontato i temi della costa da presidente della Toscana. Nella sua lettera, Rossi passa in rassegna quattro punti, che nell’incontro del 13 aprile scorso con Gentiloni aveva posto come priorità per un accordo da siglare entro luglio:
Primo: il completamento e la messa in sicurezza del corridoio stradale tirrenico con 4 corsie. “Con Delrio – ricorda – sin dal primo incontro ho ribadito la priorità per il corridoio tirrenico. Sono trascorsi due anni e siamo ancora a discutere… Eravamo d’accordo che entro giugno ci sarebbe stata la comparazione tra il progetto di Autostrade e quello di Anas: chiedo che si decida entro luglio. Attendo ancora una convocazione”.
Secondo: Darsena Europa. Qui Rossi sottolinea come, nonostante Livorno sia tra le principali città candidabili a riferimento per la Via della Seta, si parli solo di Savona, Genova e La Spezia. Ricorda che sul porto di Livorno la Toscana ha messo circa 300 milioni tra Darsena Europa, infrastrutture ferroviarie e lavori sullo scolmatore, il governo 50. E chiede al governo un aiuto più consistente.
Terzo, i fondi per lo sviluppo e la coesione. Rossi aveva chiesto prima a Renzi, poi a Gentiloni, di firmare un patto per lo sviluppo della Toscana. Con Gentiloni era stata concordata la sottoscrizione entro la fine di luglio. La Toscana contava su almeno 350 milioni, ma le risorse saranno inferiori. Rossi è sempre in attesa di una convocazione per una rimodulazione delle risorse.
Quarto punto, la vicenda di Piombino, nella quale Rossi dice di aver apprezzato il comportamento del governo verso Aferpi. “A Piombino – scrive – si deve tornare a produrre acciaio e tutti gli ex lavoratori della Lucchini devono essere riassunti. Non ci interessa se Rebrab lo farà da solo o con altri. Ci interessa che questo avvenga nel quadro di una precisa politica industriale nazionale”.
Fonte: Regione Toscana