L’imprenditore veneto, amante del vino e del volo, è ritenuto il re della carta con 19 aziende dalla riciclata alle scatole
È pronto per un’altra impresa. Dopo gli Ondulati Giusti ad Altopascio, il Cartonificio Fiorentino a Sesto, ecco la ex Papergroup a Tassignano. «Sono un po’ matto» dice sorridendo con la sua contagiosa bonomia, Bruno Zago, 69 anni, da Ospedaletto di Istrana (Treviso), per tutti il re del cartone. Ùn self made man appassionato di vini e di volo. Origini contadine ha acquistato la tenuta 2Castelli a Susegana (Treviso) e produce – oltre al prosecco e allo chardonney – anche un ottimo rosso bruno di cui va particolarmente fiero «L’ho fatto assaggiare anche al governatore del Veneto, Luca Zaia». Possiede aerei privati da 10 posti: «Sono due Cessna Aicraft, ma la pista dell’aeroporto di Tassignano è un po’ cortina…La società è fallita? Vediamo in futuro se possiamo fare qualcosa (musica per le orecchie del sindaco Luca Menesini). D’altronde sono appassionato di volo: ho già un piccolo aeroporto privato nella splendida Asiago (provincia di Vicenza)».
Ad undici anni Zago lavorava da operaio a piegare cartoni per focacce in fabbrica. Era così bravo che a 17 divenne responsabile e nel 1973 fondò un’azienda tutta sua. Oggi possiede 19 imprese con una filiera che va dalla carta riciclata sino alle scatole della pizza. È al primo posto in Italia nel settore della carta da riciclo e nei primi posti in Europa per le scatole con un fatturato consolidato annuo di 500 milioni di euro.
Bruno Zago, camicia bianca, poche parole, ma concetti chiari e netti chiede sei mesi di tempo per rendersi conto della situazione. Promette massimo impegno e garanzie occupazionali per i dipendenti rimasti in azienda. È a un obiettivo, una sorta di «chiodo fisso»: riportare l’ex Papergroup che adesso di chiamerà «Cartiera di Tolentino» ai 60 milioni di fatturato precedenti la crisi aziendale: «Diciamo che mi piacerebbe raggiungere quel traguardo entro il 2020. Chiedo troppo? Nel mercato c’è spazio per tutti e rimboccandosi le maniche nessun traguardo è precluso». Non c’è che dire: nonostante la crisi globale, la difficile situazione congiunturale dell’Italia, una riqualificazione della cartiera reduce da un periodo di “defaillanceâ€, l’ottimismo non gli manca davvero all’amministratore delegato del Gruppo Pro-Gest.
Dottor Zago, com’è nata l’idea di aggiudicarsi dall’asta fallimentare la Papergroup per 14 milioni e 420mila euro?
«Le dirò. Due anni fa ero passato da questa zona e avevo notato la cartiera. Mi piaceva, ma mi avevano detto che non era così perfetta. Quando ho saputo del concordato attraverso i miei professionisti ho seguito l’intero iter e alla fine alla seconda asta indetta dal curatore fallimentare Franco Della Santa ho fatto l’offerta. Non mi lancio mai in avventure se penso in partenza di fare un cattivo affare. Certo, c’è bisogno di investire e di rilanciare la produzione dando nuovo impulso all’azienda. Ci sono due macchinari non al top, ma di buon livello. Ci metteremo subito a lavoro riorganizzando l’azienda. Come manager ci sarà un professionista del mio gruppo che ha un’esperienza consolidata nel settore del tissue e della trasformazione oltre a mio figlio Francesco (responsabile della Cartiera di Villa Lagarina) e un manager toscano, oggi in pensione, conosciuto nell’ambito del tissue che lavorerà come consulente esterno capace di riallacciare certi contatti con la grande distribuzione che si erano un po’ perduti».
Idee chiare: ma gli oltre 100 lavoratori chiedono di essere rassicurati per il futuro.
«Ho preso l’azienda con l’obbligo di mantenere il livello occupazionale. Sono uno di parola: gli impegni presi devono essere rispettati. Anzi, le dirò di più. Se le cose girano bene mi piacerebbe aumentare il livello occupazionale. Ne parliamo a fine 2020. Uno dei primi obiettivi è il rilancio del marchio Tenerella. È un buon prodotto che, a causa della crisi della Papergroup, oggi è in difficoltà . Opereremo sin da subito nell’incremento della vendita delle bobine da un lato e della carta da trasformazione dall’altro. Il mercato estero? Il brand legato all’export nei paesi europei va implementato allargando la grande distribuzione ai paesi che gravitano nell’orbita dell’Unione Europea che restano i maggior e i migliori consumatori. C’è poi un rapporto consolidato con i paesi del Sud America che contiamo di rendere ancora più stretto e forte. L’obiettivo che mi prefiggo? Tra sei mesi avere il polso esatto della situazione dell’azienda per iniziare nel 2020 con la consapevolezza che la Cartiera di Tolentino può funzionare bene e raggiungere i 60milioni di fatturato. Adesso lasciatemi lavorare: ne riparliamo più avanti». —
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Fonte: Il Tirreno