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Accademia degli Eroi dei Videogiochi di Lucca – Le nostre impressioni

Abbiamo visitato l’accademia per l’educazione all’uso corretto dei videogiochi a Lucca

di DannyK

L’Italia non è un paese che possiamo definire esattamente all’avanguardia per quanto riguarda l’ospitalità e comprensione dei videogiochi. Si trova spesso un pregiudizio di base, misto al preconcetto ancora molto persistente nei confronti di questo settore tanto in crescita quanto spesso caotico e mal gestito da coloro che non ne capiscono il significato, continuando a relegarlo ad un passatempo infantile e fonte di deficit d’attenzione e rabbia improvvisa. Per smantellare queste convinzioni fortemente radicate è necessario partire dal basso, dai giocatori e giocatrici di domani e dai loro genitori, per aiutarli a gestire in modo ottimale il rapporto con i videogiochi.

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Quando si apre la porta della Gamer Heroes Academy di Lucca, gentilmente accompagnati dal simpaticissimo e appassionato fondatore Vanni Savelli, il primo impatto è di quelli che ti lasciano a bocca aperta. In Italia non siamo abituati a vedere aule studio arredate con postazioni da gaming all’avanguardia e TV con pannelli enormi già collegati alle console, senza dimenticare l’ordine e l’attenzione ai dettagli, che caratterizzano tutto ciò che vediamo durante il nostro percorso nei vari ambienti della scuola. Nel corso della visita, Vanni ci spiega la mission che lo ha portato a fondare il progetto e, nonostante quanto sopra menzionato, è sostanzialmente questo che ci ha davvero colpito: promuovere un utilizzo etico e sano dei videogiochi e fornire una comprensione completa dell’industria.

La dissonanza tra le vecchie e le nuove generazioni, separate da una barriera culturale che impedisce una corretta trasmissione delle informazioni, può essere superata dalla GHA, che spiega ai genitori che l’obiettivo principale del corso dedicato ai ragazzi tra i 13 e 18 anni è quello di mostrare che il videogioco non è isolamento, ma comunità, non è aggressione, ma competizione sana, e che dietro l’uso di quel che per molti resta un passatempo hobbistico, per alcuni c’è la possibilità di sviluppare vere abilità che possono portare a una carriera in un ambiente mai così accogliere.

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Nelle 100 ore del corso si affronteranno diverse tematiche relative ai nuovi media ed i videogiochi, passando dagli e-sport, per i quali si cerca di indirizzare i partecipanti a gestire il loro potenziale ed a utilizzarlo in maniera sana, all’arte del game design, che invece si propone di fornire una formazione tecnica e conoscitive che permetta di capire verso quale branca dello sviluppo complesso di un videogioco orientarsi. Non manca nemmeno un’educazione mirata all’uso consapevole del media, pienamente consapevoli delle problematiche di dipendenza ed assorbimento che possono derivare da un cattivo rapporto con esso. Il problema non è mai lo strumento, ma come lo si usa ed è questo che i ragazzi impareranno a beneficio loro e della tranquillità dei loro genitori. I temi includono anche il funzionamento e la gestione dei social media, il montaggio video, l’ingegneria del suono e l’importanza del storytelling e della narrazione al servizio di un buon prodotto.

Il supporto di uno psicologo è fondamentale per la corretta gestione di fenomeni come il cyberbullismo o l’hikikomori, nonché per un aiuto concreto nella destinazione del proprio potenziale. Non mancano riferimenti precisi ad una corretta alimentazione e al giusto esercizio fisico per sostenere le prestazioni in game e per una buona salute in generale.

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La gioiosa convinzione di Vanni, così come il suo ottimismo speranzoso nel portare avanti un progetto che in Italia rimane ancora di nicchia, ci hanno decisamente coinvolto e spinto a dedicargli questo spazio. Anche noi condividiamo fermamente l’idea di base che il videogioco non sia più solo un passatempo per l’età scolastica, ma possa essere un portatore di messaggi importanti, emozioni intense e brillanti carriere, a qualsiasi età. Per compiere questo ulteriore passo ed essere realmente accettato a livello sociale c’è però bisogno, oltre che di un cambio di alcuni paradigmi culturali, anche di un nuovo modo di approcciarvisi, a partire dai primi utilizzatori del prodotto finito, fino ad arrivare agli sviluppatori. E l’unico modo per farlo è iniziare a formarli sin da piccoli, magari proprio alla Gamer Heroes Academy, nel cuore della città forse più “nerd” significativa d’Italia.


Versione originale della notizia

2024-03-15 15:00:00