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De Vito: “La Lucchese può entrare nei playoff, ma bisogna essere realisti…”

Galleria Rossonera

Domenica, 17 marzo 2024, 16:50

di Gianluca Andreuccetti

La storia di una squadra si attraversa attraverso i suoi momenti. Momenti di gioia, di tristezza, di sconfitte, soddisfazioni e miracoli. Scorrendo l’album dei ricordi, la data che rimarrà indelebile nella memoria dei tifosi della Lucchese è l’8 giugno 2019. In quel giorno, i rossoneri assicurarono la loro permanenza in Serie C, sconfiggendo il Bisceglie nei playout. Uno dei protagonisti di quella cavalcata fu Marco De Vito, un giocatore strettamente legato all’ambiente rossonero. Oltre alla stagione 2018-19, l’esperto difensore ha indossato la maglia della Pantera anche nel 2020-21. De Vito, nato nel 1991, ha anche giocato con Reggina e Rimini, acquisendo esperienza in Slovacchia e Croazia con il Banská Bystrica e l’Imotski. Dal 2022 milita in Serie D con il Mobilieri Ponsacco. Abbiamo avuto il piacere di intervistare De Vito. Con lui non siamo solo riconentrati sulla Lucchese, ma abbiamo anche discusso di molti altri temi.

Come va la tua esperienza con il Ponsacco?

La stagione non sta andando come avevo sperato, purtroppo. Analizzando le prestazioni, di sicuro non meritiamo di trovarci nelle posizioni basse della classifica. Siamo una squadra che durante tutto il campionato ha dato del filo da torcere a molte grandi squadre del nostro girone. Poche settimane fa, abbiamo battuto la Pianese, che fino a quel giorno era rimasta imbattuta in casa. Abbiamo tutte le capacità per garantire la nostra salvezza in Serie D.

Durante la tua prima esperienza con la Lucchese, nel 2018-19, siete riusciti a ottenere una salvezza inaspettata, considerando i 25 punti di penalizzazione che vi furono dati…

È stata una stagione molto difficile, sia dal punto di vista calcistico che umano. A fare la differenza furono i tifosi, capaci di sostenerci in un anno particolarmente complicato. È anche grazie a loro che abbiamo superato ogni limite. Nel mio cuore, porto solo ricordi positivi.

Qual è stata la partita chiave di quella stagione?

Oltre ovviamente alla decisiva sfida contro il Bisceglie, un altro match che ricordo con piacere è il primo turno dei playout di ritorno contro il Cuneo. Un’atmosfera indimenticabile, con moltissimi tifosi rossoneri che invasero la città piemontese. Prima di entrare in campo, sotto il tunnel sentivamo tremare i muri e il settore ospiti cantare. Assicurando la nostra permanenza in Serie C, siamo riusciti a scrivere una pagina di storia.

Che opinione hai delle attuali prestazioni della Pantera?

La Lucchese sta purtroppo vivendo una stagione molto altalenante in cui non è riuscita a dare continuità ai risultati. Peccato per la finale di Coppa Italia, persa a causa della sconfitta contro il Padova. Spero che riesca a entrare nei playoff.

Cosa pensi dell’allenatore Gorgone?

Vedo Gorgone come un allenatore molto preparato e molto carismatico, credo che abbia tutte le qualità necessarie per fare bene.

Sei rimasto sorpreso dall’addio di Mangiarano e dalla decisione di Bulgarella di esonerare Frara dall’incarico di direttore sportivo?

È stato un fulmine a ciel sereno, sperando con tutto il cuore che possa servire da motivazione a tutti. Prendere decisioni del genere, soprattutto dopo aver vinto una partita, assume un’importanza e una risonanza ancora maggiori. Spero che Bulgarella abbia già le idee chiare sul futuro, cosa che, data la sua ultima intervista, mi fa ben sperare.

Quali sono gli obiettivi della Lucchese per questa finale di stagione?

Arrivare il più in alto possibile e ben figurare nei playoff. Mi piacerebbe dire essere protagonisti nei playoff, ma purtroppo bisogna essere realisti. Nel calcio, però, non si può mai dire mai.

Considerando la tua carriera, c’è un allenatore a cui sei particolarmente grato?

Principalmente, vorrei ringraziare il mio primo allenatore, Teodoro Sgrò, che mi ha guidato quando ho mosso i primi passi nel mondo del calcio. Un altro allenatore che mi ha aiutato molto è Giorgio Adami, durante la mia esperienza con le giovanili del Chievo Verona. Passando alla Lucchese, non posso non citare Favarin, che mi ha messo nelle condizioni di migliorarmi giorno dopo giorno.

Che insegnamenti ti hanno lasciato le tue esperienze in Croazia e in Slovacchia?

Mi hanno permesso di crescere sotto tutti i punti di vista. Un’esperienza calcistica e di vita che consiglierei a tutti i miei colleghi. Giocando in entrambi i casi in squadre che partecipavano al massimo campionato nazionale, il livello era molto alto. Per quanto riguarda le strutture, avevo tutto il necessario per crescere e fare bene. Sia in Croazia che in Slovacchia, il calcio è in continua evoluzione: basta pensare ai tanti giovani che raggiungono i campionati più importanti d’Europa.

Il giocatore più forte contro cui hai giocato?

Nella mia modesta carriera, ho avuto il privilegio di giocare contro molti giocatori di alto livello. Uno di questi è Škriniar, che ho incontrato quando giocava per lo Zilina. Un altro è Vittek, ex attaccante della nazionale slovacca.

Dopo che la tua carriera sarà terminata, ti piacerebbe continuare nel mondo del calcio?

Il calcio e lo sport in generale sono la mia vita e spero di rimanerci, anche se non escludo nessun altro tipo di percorso. Certamente, il problema, a mio parere, sono le persone che gestiscono questo sport… Un mio piccolo sogno sarebbe quello di diventare allenatore, perché dal punto di vista umano sento di avere molto da dare.


2024-03-17 16:50:00