Questa mattina a Lucca è stato riaperto, dopo una lunga serie di restauri e riqualificazioni, il palazzo Guinigi del Trecento, uno dei simboli monumentali della città. I resti di un rilevante affresco frammentario sono stati presentati per la prima volta al pubblico, ritrovati nella sala situata sopra la loggia del giardino nel lato nord-est del complesso.
Il frammento, alto circa 1 metro, occupa la banda superiore dei muri ed è contraddistinto da un disegno monocromatico con figure di colore avorio su un fondale azzurro. La parete al di sotto del frammento mostra un intonaco neutro con caratteristiche simili, probabilmente inteso a sostenere un tessuto di pregio per fini decorativi. L’opera non è stata ancora attribuita a un artista, né sono stati rivelati dettagli certi circa la sua datazione. Tuttavia, dalle sue peculiarità e dalle ricerche finora svolte sull’edificio, la datazione dell’opera potrebbe essere tra la metà del Cinquecento e i primi decenni del Seicento.
La datazione architettonica di questa parte del complesso non è ancora stata risolta: la loggia sul giardino mostra caratteristiche tipiche degli ultimi decenni del Quattrocento, mentre il primo piano, dall’analisi delle murature su via Guinigi, risulta essere stato modificato nelle aperture e nella parte superiore dei muri. L’uso dell’ordine toscano nella scala e delle finestre inginocchiate sulla strada, elementi distintivi dello stile tardo rinascimentale, suggeriscono un intervento significativo nel Cinquecento. La presenza, dal 1525, di un committente come Vincenzo Guinigi, la cui attività di restauro, come riportano le fonti, è stata molto costosa nelle sue proprietà cittadine, conferma con grande probabilità che la datazione della sala sia tra gli anni Venti e gli anni finali del Cinquecento.
La qualità esecutiva dell’intonaco è eccezionale, tanto da rendere difficoltosa la differenziazione delle giornate lavorative. I materiali sono stati scelti con attenzione e la lavorazione a lustro di mestola è stata eseguita “a specchio” su uno spessore di pochi millimetri. La maestria del tratto è notevole e sono state utilizzate diverse tecniche per trasferire il disegno sulla superficie: lo spolvero, le incisioni indirette, il disegno a carboncino e con sanguigna. Tutti questi aspetti indicano l’intervento di un artista esperto, un maestro d’officina. Le analisi svolte hanno confermato la presenza di una malta tradizionale composta da calce e aggregati molto fini derivati dai corsi d’acqua locali. I pigmenti utilizzati includono il nero a base di carbone e il “bianco di San Giovanni”, mentre la parte azzurra è stata realizzata con lo smaltino, un pigmento blu derivato dalla macinazione di un vetro che contiene potassio e Cobalto. Lo smaltino, utilizzato come pigmento già dal XV secolo, è stato usato nelle pitture murali da molti dei più grandi artisti rinascimentali, tra cui Ghirlandaio, Michelangelo e Raffaello.
Gli interventi di restauro e rinforzo – seguiti dalla Soprintendenza per l’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara – hanno interessato due sale al primo piano e tutta la sezione del portico e del giardino del complesso. L’importo complessivo è di 1.460.000 euro suddivisi in due lotti: restauro e accessibilità 1.300.000 euro, parte finanziata dal FESR della Regione Toscana 2014-2020 e l’installazione del percorso educativo “La via Francigena e il Volto Santo” 160.000 euro. I restanti piani dell’edificio, già oggetto di interventi precedenti, sono stati ripristinati dal Comune di Lucca, che ha così ristrutturato l’accesso agli spazi e la famosa torre alberata per valorizzare l’intero complesso.
2024-05-25 12:04:01