Porcari (LUCCA) –
PORCARI. Snai, via ai licenziamenti. Sembra segnato il destino per 54 dipendenti dello stabilimento di Porcari. Nel documento inviato ieri ai sindacati, infatti, Snaitech esclude categoricamente che si possa trovare soluzioni diverse dai licenziamenti. Adesso ci sono 75 giorni di tempo per provare a salvare i posti di lavoro. Ma sulla base di queste premesse gli spazi di manovra appaiono risicati. Una doccia fredda che, di fatto, chiude la porta ai sindacati.
«Non è un buon inizio quello prospettato da Snai che, nella sua comunicazione esclude esplicitamente e preventivamente che possa trovarsi una soluzione diversa dai licenziamenti – scrive Mauro Rossi, segretario provinciale di Fiom Cgil – e che non è in grado di programmare misure per fronteggiare le conseguenze sul piano sociale dell’attuazione del programma di riduzione di personale».
L’azienda quindi «non ritiene di potere adottare misure idonee per porre rimedio a questa situazione ed evitare, in tutto o in parte, la dichiarazione di riduzione di personale, poiché l’eccedenza ha carattere strutturale e rende impossibile il ricorso a qualsivoglia strumento alternativo per gestire le eccedenze evidenziate».
Dopo l’annuncio dell’avvio della procedura per i licenziamenti nell’ultimo incontro a Roma Snaitech ha anticipato via mail ai sindacati il documento che fissa formalmente l’avvio dell’iter. In ballo, complessivamente, 68 posti di lavoro, la maggior parte proprio a Porcari. E si intravedono pochi spiragli. Ma i sindacati sono comunque pronti a dare battaglia fino in fondo: «Al di là dei numeri e delle mansioni coinvolte nella dichiarazione di esubero a nostro parere non correttamente e univocamente identificabili– dice Rossi – sono l’impostazione e l’approccio dell’azienda che proprio non ci convincono e che non accettiamo. La legge 223 del 1991, che disciplina i licenziamenti collettivi, prevede che a seguito della dichiarazione di esubero si debba, entro 75 giorni, provare a trovare una soluzione che possa scongiurare i licenziamenti con misure alternative, tramite incontri prima in sede sindacale e, in seguito, al Ministero, trattandosi di trattativa nazionale. L’azienda non vuole nemmeno provare a rispettare lo spirito della normativa. È un atto di arroganza verso i lavoratori e le loro rappresentanze, ma anche un affronto per le istituzioni che sono e saranno coinvolte nella procedura. Di certo non accetteremo questa impostazione e su queste basi non sarÃ
possibile nessun accordo. Ci batteremo affinché si possa accedere a tutti gli ammortizzatori che la legge mette a disposizione per governare i processi di crisi».
Un nuovo confronto tra i vertici dell’azienda e i sindacati è in programma il 5 aprile nella sede di Assindustria a Lucca.
Fonte: Il Tirreno