Le modifiche allo Statuto del Comune di Modena, che arricchiscono gli strumenti di partecipazione democratica a disposizione dei cittadini, presentate in aula dalla presidente della Commissione Affari istituzionali Caterina Liotti, sono state approvate con il voto a favore di tutti i gruppi (Pd, Art.1-Mdp, M5s, Per me Modena, CambiaModena e Idea-PeL) e la sola astensione di Forza Italia.
Aprendo il dibattito per il Pd, Antonio Carpentieri ha messo in evidenza il lavoro “di tutti i gruppi che hanno partecipato al tavolo di lavoroâ€, affermando poi che “la democrazia rappresentativa oggi si trova in difficoltà anche a Modena: abbiamo quindi provato a integrarla con gli strumenti della democrazia diretta e partecipativa con l’obiettivo di rafforzarle entrambe e trovando un punto di equilibrio con strumenti tecnici che danno gambe ai referendum e incentivano il dialogo tra eletti ed elettoriâ€.
Mario Bussetti, M5s, ha sottolineato positivamente il metodo utilizzato per arrivare alle modifiche, “senza decisioni già prese, e che ci ha permesso di portare un reale contributo, costruttivo e migliorativoâ€. Il consigliere ha ribadito l’importanza degli istituti di partecipazione e si è detto in particolare “contento per la previsione del confronto con l’Amministrazione prima dei referendum e per l’introduzione del referendum propositivoâ€, rimarcando però l’opposizione al quorum, “che rimane troppo altoâ€, e il fatto che il quorum zero “sarebbe stato più funzionale e coerenteâ€.
Secondo Marco Cugusi (Art.1-Mdp), la questione del quorum è stata invece “risolta in modo soddisfacente, basandolo sul numero dei votanti e non degli elettoriâ€. Si è scelto, ha aggiunto, “di puntare al cuore del problema, ampliando la partecipazione democratica e offrendo opportunità nuove e concretamente utilizzabili, come l’ampia offerta referendaria, per riavvicinare i delusi e dare alle persone non solo l’occasione di partecipare ma anche la possibilità di decidereâ€. Rilevando nuovamente la “crisi della democrazia rappresentativa, confermata da molti segnali tra i quali il ‘comitatismo’â€, Paolo Trande ha affermato che, revisionando lo Statuto, si è “provato a far cooperare le due forme di democrazia, cercando di iniettare robuste dosi di partecipazione e democrazia diretta nella democrazia rappresentativa, per fare in modo che quello che facciamo qui in Consiglio sia l’espressione del più alto numero di modenesiâ€.
Secondo Domenico Campana (Per me Modena) la politica ha anche il compito “di creare le condizioni perché i cittadini possano esprimere, mettere a fuoco e valutare i propri bisogni. Gli istituti di partecipazione vanno quindi pensati sia come sede di dibattito che come momenti di espressione, in un processo che porta a vedere con la maggiore chiarezza possibile ciò di cui c’è bisogno. Spero che il nostro lavoro porti frutti – ha concluso – anche se questi strumenti sono solo una gamba. Per camminare però serve anche l’altra, che è la crescita culturale, la consapevolezza delle nuove relazioni cittadineâ€.
Per Antonio Montanini, di CambiaModena, le migliorie allo Statuto sono “il messaggio di quello che Modena è in grado di fare quando ci si mette tutti intorno a un tavolo e ci si confronta con un po’ di buon senso. L’invito ora – ha proseguito – è altri problemi della città possano essere affrontati con questo spirito di condivisioneâ€. Il consigliere si è però detto “non del tutto convinto che gli strumenti partecipativi possano risolvere la disaffezione al voto, che trova cause molto lontane. La politica infatti non è ancora riuscita a riorganizzarsi in un modello che si possa interfacciare con la società â€.