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[ALTOPASCIO] «Sono andato a casa di Marchesano ma non l’ho ucciso»

MONTOPOLI VALDARNO. Prima ha confessato, poi ci ha ripensato. È durato pochi minuti l’interrogatorio in carcere di Danny Scotto, 27 anni, di Chiesina Uzzanese, arrestato con l’accusa di omicidio volontario, in quanto ritenuto il responsabile della morte di Giuseppe Marchesano, 27 anni, originiario di Altopascio trovato ucciso in casa sua a Montopoli Valdarno, a distanza di un giorno dall’omicidio. L’operaio agricolo individuato dopo 48 ore dal delitto ha cambiato di nuovo atteggiamento. Inizialmente, quando era stato sottoposto al fermo dai carabinieri, aveva negato tutto. Poi durante l’interrogatorio per la convalida del fermo aveva ammesso – ormai tanti indizi avevano condotto gli inquirenti fino a lui – di essere stato a casa dell’amico e di averlo ucciso. Ora ha cambiato nuovamente atteggiamento rischiando così, se possibile, di peggiorare ancora la sua posizione.

«Sono stato a casa di Marchesano, ma non l’ho ucciso», ha detto al pm Sisto Restuccia, che aveva deciso di interrogarlo prima ancora di avere i riscontri dell’autopsia e delle perizie balistiche e sui reperti sequestrati nella casa della tragedia. «Siamo rimasti sorpresi anche noi della decisione di Scotto – spiega l’avvocato Francesca Vanni di Pistoia – L’interrogatorio è durato pochi minuti perché Scotto ha detto di non averlo ucciso».

L’indagine va avanti, anche se gli elementi in possesso della Procura e dei carabinieri sono stati sufficienti a tenere in carcere Scotto e lo sono anche per sostenere la grave accusa di omicidio. Nessun segnale di pentimento era arrivato da Scotto nelle settimane successive al suo arresto. Ma niente poteva fare pensare che stesse pensando di negare ogni accusa. Le indagini hanno portato a lui rapidamente in quanto il giorno del delitto la sua auto è stata localizzata a Casteldelbosco in un orario compatibile con quello del delitto.

La pistola sequestrata a Scotto è poi compatibile con quella dell’omicidio.

I primi a sospettare dell’operaio agricolo erano stati proprio i suoi familiari. Lui, così ossessionato dall’amico. E soprattutto così frustrato dalla solitudine. —

S.C.

Fonte: Il Tirreno