Porcari (LUCCA) –

L’allenatore del Ponte Buggianese era stato contagiato durante una cena in un ristorante. «Sono stato fortunato, per me si è trattato di una specie di fastidiosa influenza. Il calcio? Per me si riparte a settembre»
PONTE BUGGIANESE. Il peggio è passato per Andrea Petroni da Porcari, classe di ferro 1965, ex attaccante di Lucchese, Olbia, Pro Vercelli, Reggiana e Pontedera, e quindi apprezzato e vincente condottiero di tante franchigie calcistiche specie di casato valdinievolino, attualmente in forza al Ponte Buggianese. È stato uno dei primi Toscana a fare conoscenza sulla propria pelle col famigerato Covid 19, a causa di una cena in un ristorante dell’hinterland lucchese a fine febbraio dove una decina dei 50 partecipanti venne infettata.
Per la cronaca, ce lo conferma lo stesso Petroni, ne stanno uscendo tutti abbastanza bene, tranne un amico che è ancora in terapia intensiva. Gli fa piacere la nostra chiamata. «No, non disturbate in tempi dove scambiare due parole al telefono con amici può essere comunque di grande conforto. Ho sentito tanti compagni ed addetti ai lavori che mi ha tirato su il morale».
Innanzitutto come sta?
«Diciamo piuttosto bene a parte il fatto che dovrò fare nuovamente il tampone ad inizio aprile in quanto non sono ancora negativizzato, ma tanto in casa bisogna starci tutti lo stesso. Comunque sono stato fortunato perché per me si è trattato di una fastidiosa influenza che non voleva passare. Dopo quella famosa cena, trascorsi un paio di giorni è cominciato il mal di testa accompagnato da un forte senso di stanchezza. A quel punto, a fugare eventuali dubbi sui miei malanni, è stata la Asl, mobilitata da chi si era sentito subito male, i cui incaricati sono venuti a farmi il tampone, risultato positivo. Ho avvisato immediatamente dirigenza, staff e giocatori del Ponte Buggianese, che godono tuttora di buona salute, e mi sono messo in quarantena. Con mia moglie e la figlia minore, (le altre due figlie, di cui una medico, vivono altrove) che grazie al cielo, stanno bene e non hanno accusato alcun malessere, da tre settimane viviamo in pratica da separati in casa. L’abitazione è grande e dormiamo in camere separate, mangiando ad orari differenti. Non è una cosa semplice e occorrono tante attenzioni ma se penso ai distacchi traumatici dai propri cari e relative incertezze che tante famiglie stanno vivendo, mi ritengo senza dubbio un privilegiato».
Qual è stato il decorso della malattia?
«La temperatura è sempre rimasta contenuta e piano piano i sintomi se ne sono andati. Da diversi giorni non ho più febbre e spero tutto proceda per il meglio in attesa del prossimo tampone».
E il pallone lo vedremo ancora ruzzolare in questa stagione?
«Credo proprio di no. A mio avviso se ne riparlerà il prossimo settembre».
Stagione annullata o promozioni e retrocessioni basate sulla classifica attuale?
«È una questione spinosa. Vedremo. L’importante adesso è restare in casa. È l’unica maniera per dimostrare responsabilità e senso civico».
Fonte: Il Tirreno