LIVORNO. Buio in sala, ma il sipario non si apre. Sembra di vederli sgomenti, dietro le quinte, le donne e gli uomini di teatro. Dei teatri livornesi. Gli attori, i registi, ma anche i direttori artistici, i tecnici, il personale di sala. Improvvisamente la macchina si è fermata e in questo buio, mentre qualche spiraglio si insinua in altri settori, non si intravede la luce. Non si sa né come né quando si potrà tornare in scena. Molte questioni da sciogliere, dalla presenza di più persone sul palco (mica si può andare avanti a monologhi) al distanziamento degli spettatori. Che poi molti teatri cittadini già sono piccoli, figuriamoci a capienza dimezzata se non ridotta di due terzi.
Gli addetti ai lavori, soprattutto chi di questo lavoro ci vive, sono disperati. Situazioni diverse tra le varie realtà labroniche ma alla fine molti punti in comune tanto che si è creato addirittura un “tavolo†che molte di queste realtà riunisce e che si stanno confrontando con l’asesssore alla cultura Simone Lenzi. Qualche idea, pur nell’incertezza più devastante, c’è. Magari fare spettacoli all’aperto questa estate, con un numero di spettatori ridotto e usando grandi aree. E sperare che non vada in fumo anche a prossima stagione visto che ora è tutto bloccato e in pochi s ela sentono di prendere impegni al buio.
MARCO CONTE – TEATRO VERTIGO
Ci toccherà ricominciare tutto da capo dopo 25 anni. Danno economico enorme
Marco Conte sta sanificando la platea del Vertigo. «Aprono le chiese, sento dire che aprono le scuole di danza, perché non quelle di recitazione? Io intanto mi avvantaggio». Sorride Conte, uno dei veterani del mondo teatrale livornese (sua madre Enzina ha formato generazioni di attori livornesi), attore, regista, direttore artistico del Vertigo, ma l’emergenza covid sta togliendo il sonno. «Probabilmente, se e quando ripartiremo, dovremo ricominciare quasi tutto daccapo! 25 anni fa cominciammo praticamente dal niente – ricorda -, ma i tempi sono molto cambiati la situazione economica generale è molto peggiorata. Per il 2021 se dovessimo ripartire penseremo ad una programmazione di opere divertenti, alla risata intelligente. Il pubblico vorrà svagarsi: di guai ve ne sono fin troppi». Di certo il danno economico causato da questa emergenza è ingente: «Come attore mi sono saltate tutte le serate di cabaret, niente provini per film o fiction, fine laboratori esterni e interni. Insomma nessuna entrata da 3 mesi.
Come direttore artistico di Vertigo, attività che svolgo pressoché gratuitamente ma di cui ho la responsabilità civile e penale perché sono il presidente, mi trovo in difficoltà . Sono saltati tantissimi spettacoli e anche una certa sicurezza economica per affrontare l’estate». Ma prima o poi si tornerà alla normalità … «Il teatro sarà il settore che subirà le più gravi conseguenze. È infatti da aspettarsi che prima che uno spettatore abbia voglia di sedersi in un luogo chiuso accanto e vicino a 150 persone o 300 o 500 ci vorrà molto tempo. Se tutto va bene forse potremmo essere operativi a dicembre, gennaio. Intanto abbiamo un affitto molto oneroso da pagare e siamo una realtà privata al 100%. Il proprietario del nostro locale ci è venuto incontro in maniera importante, ma purtroppo resta una cifra notevole da pagare ogni mese. Speriamo in qualche iniziativa del Comune, l’assessore Lenzi ci è molto vicino, come lo è con tutto il comparto cultura»
EMANUELE BARRESI – 4 MORI
In maschera e all’aperto. Pensando al passato, idee per questo presente
Come tutti i teatri anche quello dei 4 Mori ha chiuso i battenti con l’inizio del lockdown. E non si sa quando riaprirà . Emanuele Barresi è il direttore artistico di questo palcoscenico che lui stesso ha preso, da privato, in gestione per quanto riguarda la stagione teatrale e da qualche anno stava registrando un tutto esaurito dopo l’altro. E ora? «C si chiede come faremo, noi attori che lavoriamo soprattutto in teatro, a riprendere la nostra attività , con le restrizioni che sono state annunciate. Io intanto progetto spettacoli che si potranno fare in futuro, quando sarà tornata la normalità e sono già abbastanza avanti. Diciamo che fino al duemilaventitré sono a posto. Per l’immediato sto facendo video-conferenze su Skype, Zoom e tutte le diavolerie che la tecnologia ci mette a disposizione per comunicare a distanza – dice – .
Ecco già questa è una conquista, io con questi mezzi non avevo nessuna confidenza, ora ce la sto prendendo». Insomma la rassegnazione e il vittimismo non sono abiti di scena adatti a Barresi: «Ho cercato di me avvicinarmi il più possibile al momento in cui potrò incontrare il pubblico di nuovo e dal vivo. Sì, perché a me piace incontrarmi con le persone, stare tutti insieme con i corpi, proprio. E ho pensato che in fondo sono solo un paio di secoli che gli attori recitano senza maschera, ma il teatro esiste da alcuni millenni e si faceva con i mascheroni, altro che mascherine – sorride – .
E sono sempre un paio di secoli che noi intendiamo lo spazio teatrale così come si intende oggi. Una volta nei teatri si stava anche e soprattutto in piedi, si mangiava, si chiacchierava si facevano anche altre cose, che forse non era bello fossero fatte in pubblico; devono avere inventato i palchetti per quello. E poi i luoghi deputati non erano solo i teatri, c’erano le piazze, le piazzette, le corti, le spianate. E così ho approfittato della lunga pausa di riflessione per studiarne delle belle. Diciamo che fra un po’ di giorni accadranno delle cose sorprendenti. Ora non posso anticipare troppo…»
FRANCESCO CORTONI – NUOVO TEATRO DELLE COMMEDIE
Puntiamo sui monologhi e speriamo di tornare in scena questa estate
Loro, al Nuovo Teatro delle Commedie, all’inizio del lockdown erano ottimisti, «avevamo riprogrammato gli spettacoli, pensavamo di poter riaprire presto». Invece dopo qualche settimana hanno capito che almeno per questa stagione era tutto finito: cancellati spettacoli, laboratori, serate».«Piano piano abbiamo metabolizzato questa situazione incredibile – racconta il direttore artistico del Nuovo Teatro delle Commedie Francesco Cortoni – tornando a pensare e progettare. Intanto sono partire alleanze tra realtà artistiche sia a livello nazionale che locale per far fronte comune, alleanze impensabili fino a prima dell’emergenza. E questa è una cosa buona in questa terribile situazione. Noi comunque non abbiamo mai staccato la spina, abbiamo continuato a lavorare». Intanto online, con una serie di contenuti messi in Rete, il Ntc non ha spezzato il filo con pubblico e artisti.
“Azioni” su Facebook, Instagram, racconti ai tempi del covid che hanno coinvolto un po’ tutti gli artisti del teatro. «Poi siamo stati coinvolti in progetti sempre online dalla Regione, anche per la giornata del teatro».E il futuro? «Purtroppo il nostro settore è quello con più incognite e per ora mi sembra che non sia al centro dell’attenzione. E poi la realazione è tutto nel teatro. Come ripartiremo? Potremo riprendere la parte didattica a settembre? Noi comunque al futuro guardiamo. Ci siamo concentrati sul tipo di produzione che potrebbe funzionare in caso di ripartenza, in particolare stiamo rimettendo in repertorio i monologhi. Per i ragazzi per esempio “I racconti dei saggi samurai”. Una sola persona sul palco potrebbe permettere di andare in scena, magari anche all’aperto». Ma non è tutto: «Visto che questa comunque è la realtà che stiamo vivendo ci siamo avviati a sperimentare una forma ibrida di teatro preparando uno spettacolo su una piattaforma web, incontrandoci solo virtualmente, che vorremo presentare al Little Bit Festival».
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Fonte: Il Tirreno