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Azienda licenzia 34 dipendenti e dopo sei mesi ne assume due nuovi. Ex lavoratori: “Mancanza di etica”

Sono passati solo sei mesi dal licenziamento di 34 lavoratori e l’azienda ha già riassunto due dipendenti. Questa è la situazione che si sono trovati a viverei magazzinieri licenziati nell’agosto dello scorso anno dalla Giannino Distribuzioni, azienda leader nel settore della distribuzione all’ingrosso ad Altopascio da oltre quarant’anni.

A sollevare dubbi tra le persone licenziate sono stati alcuni annunci di lavoro apparsi online che riportavano alla Giannino Distribuzioni.

La possibilità di essere riassunti dall’azienda, secondo loro, sembra impossibile, perché prima del licenziamento era stato loro chiesto di firmare una piccola clausola in cui si rinunciava a una riassunzione prioritaria. Anche questa clausola, agli occhi degli ex dipendenti, ora ha un valore completamente diverso, poiché in quella occasione era stato detto che il reparto di magazzino sarebbe stato chiuso. Dei 34 licenziati, cinque non ci stanno e anche se dicono che è troppo tardi, non vogliono rinunciare a liberarsi di alcune spine nel fianco. Hanno quindi deciso di esprimere il loro sfogo firmando con le proprie iniziali: M.D., F.Z., A.M., A.N. e G.M. e diventando anche portavoce di altri dipendenti dimissionati.

“Siamo stati licenziati ad agosto e dopo sei mesi l’azienda assume di nuovo due dipendenti – dicono gli ex lavoratori -, non ci sembra un comportamento etico da parte loro, perché nella riassunzione viene specificato il tipo di lavoro da svolgere e in parte riguarda il reparto di magazzino, che doveva essere chiuso con il nostro licenziamento, e la vendita al dettaglio, in cui molti di noi avevano esperienza. L’offerta di lavoro è rivolta anche a giovani per tirocini formativi/stage. Sembra quasi che siamo stati allontanati per trovare altri dipendenti che potessero costare meno, come contributi, all’azienda. La Giannino Distribuzioni ha certamente agito legalmente durante i licenziamenti, ma da un punto di vista etico secondo noi ciò che hanno fatto è sbagliato”.

Secondo gli ex dipendenti dunque, non è più una questione legale, ma uno questione di principio: “Anche perché il proprietario e altri, dicevano che prima di tutto avrebbero voluto proteggere i lavoratori, ed invece siamo stati licenziati”.

La possibilità di un ricollocazione era stata proposta da alcuni dipendenti, ma l’azienda ha deciso di procedere comunque.

“Alcuni di noi avevano anche proposto di essere riclassificati in altri ruoli – continuano gli ex dipendenti -, avevano addirittura chiesto di pulire i bagni, ma non sono stati presi in considerazione. Perché non aspettare prima di arrivare a un numero così grande di licenziamenti? Soprattutto se poi devi riassumere nuovamente perché sei a corto di personale.

Sono stati mandati a casa padri di famiglia, tra i licenziati ci sono persone che hanno lavorato per la Giannino Distribuzioni per 40 anni, perché trattarli in questo modo? Hanno un’età di oltre cinquant’anni, troppo giovani per la pensione, troppo vecchi per cercare di trovare un nuovo lavoro. Se ci fosse stata data l’opportunità nessuno avrebbe accettato il licenziamento, ma pensavamo che con la chiusura del reparto non ci fossero alternative. Invece, con questo annuncio, hanno dimostrato che il magazzino è operativo e che non hanno il personale per gestirlo”.

Secondo l’azienda, le due assunzioni sono state fatte perché due dipendenti rimasti sono andati via.

“Anche di questo non possiamo essere sicuri – precisano gli ex lavoratori -. Sappiamo però che ci è stata fatta firmare una clausola che è una vera e propria pietra tombale sulla riassunzione. Perché farlo se poi c’era la possibilità di essere reintegrati? In questo modo, ad oggi, sembra fosse stata una strategia per liberarsi delle mele marce all’interno dell’azienda. Ma tra di loro ci sono persone che hanno una famiglia e dei figli, invece hanno mantenuto al lavoro persone che non hanno carichi familiari. Questo è uno dei criteri da considerare quando si fanno dei licenziamenti. Quelli che avrebbero dovuto proteggerci non l’hanno fatto e ci hanno convinti che accettare il licenziamento e la clausola di non riassunzione fosse nel nostro migliore interesse. Ora la verità è emersa”.

Successivamente al licenziamento, tuttavia, i lavoratori hanno ottenuto un risarcimento economico dalla Giannino Distribuzioni.

È vero, ma una buon uscita non può mai essere paragonata a un posto di lavoro a tempo indeterminato come avevamo noi – dicono – C’è chi era disposto a pulire i bagni, eravamo pronti a essere ricollocati e declassati all’interno dell’azienda. Non ci è stata data nemmeno questa possibilità e ora siamo a carico dello Stato. Vogliamo ricordare che ora siamo costretti a richiedere i contributi della Naspi. Non c’è alcuna etica in quello che l’azienda ha fatto allora, e oggi vedendo questi annunci di lavoro, ne siamo consapevoli”.

Anche il segretario della Uil, Massimiliano Bindocci, condivide l’opinione dei dipendenti: “Non ho potuto occuparmi del licenziamento dei dipendenti della Giannino Distribuzioni perché all’epoca si occupava un altro sindacato. Quando mi hanno contattato era già troppo tardi. Devo però ricordare che per un’azienda fare un tale numero di licenziamenti tutti in una sola volta non è affatto etico. Perché poi si rischia di trovarsi senza personale. Senza entrare nel caso specifico anche firmare clausole di non riassunzione non è molto giusto per i lavoratori e questo evidenzia un licenziamento gestito male”.

2024-03-27 17:51:20