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Inquinamento Atmosferico: Firenze, Lucca e Siena, le città toscane più indietro sugli obiettivi 2030

La campagna itinerante Città2030, lanciata oggi a Milano da Legambiente per presentare i dati sull’inquinamento atmosferico nel nuovo rapporto Mal’aria 2025, arriverà in Toscana il 13 e 14 febbraio (a Firenze e Prato) ma già si delinea la necessità di miglioramenti per rispettare la nuova direttiva Ue sulla qualità dell’aria.

Approvata in via definitiva lo scorso autunno, la direttiva pone obiettivi al 2030 che si avvicinano maggiormente agli standard dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms): guardando ad esempio al limite stabilito come media annuale da non superare, la direttiva Ue pone come riferimento 20 µg/mc per il Pm10, 10 µg/mc per il Pm2.5 e 20 µg/mc per l’NO2. La cattiva notizia è che, se i dati attuali fossero confermati al 2030, sarebbero illegali il 71% delle città per il PM10 e il 45% per l’NO2.

E in Toscana? In base alle rilevazioni di Legambiente – basate sulle medie annuali delle singole stazioni di monitoraggio ufficiale di Arpa classificate come urbane (fondo o traffico) – Il Cigno Verde ha calcolato che le concentrazioni annuali di Pm10 dovranno calare al 2030 ad Arezzo (-9%), Carrara (-5%), Firenze (-18%), Grosseto (-5%), Lucca (-22%), Massa (-5%), Pisa (-11%), Pistoia (-5%) e Prato (-11%). Passando ai dati su NO2, spiccano Firenze (-27%), Siena (-23%) e Grosseto (-9%). Tra le capitali, solo Livorno sembra in linea con gli obiettivi al 2030 posti dalla nuova direttiva Ue sui principali inquinanti atmosferici, confermando i dati positivi già emersi la scorsa estate dall’Agenzia europea dell’ambiente (Eea), pur con la necessità di ulteriori avanzamenti sulla questione dell’inquinamento delle navi (da affrontare installando sufficienti impianti rinnovabili per alimentare i progetti in corso sul cold ironing delle banchine portuali, come proposto dal circolo Legambiente Livorno).

Cosa fare? Gli settori in cui sarebbe più urgente intervenire, per mitigare gli impatti sulla salute, sono già chiari. Sappiamo infatti da dove proviene l’inquinamento atmosferico: le principali fonti di polveri sono il riscaldamento degli edifici, l’allevamento e i trasporti stradali; per il biossido di azoto, il traffico veicolare; per l’ozono, il trasporto su strada, il riscaldamento e la produzione di energia.

“Con solo cinque anni davanti a noi per adeguarci ai nuovi limiti europei al 2030, dobbiamo accelerare drasticamente il ritmo – commenta Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – È una corsa contro il tempo che deve partire dalle città ma richiede l’coinvolgimento di regioni e governo. Sono necessarie azioni strutturali che non possono più essere rimandate: dalla mobilità, con un trasporto pubblico locale efficiente e che punta decisamente sull’elettrico e più spazio per pedoni e ciclisti, alla riqualificazione energetica degli edifici, fino alla riduzione delle emissioni del settore agricolo e zootecnico, particolarmente critico nel bacino padano. Le misure da adottare sono chiare e le tecnologie pronte: quello che manca è il coraggio di fare scelte decise per la salute dei cittadini e la vivibilità delle nostre città”.

2025-02-04 17:50:00