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Urne chiuse, dibattito aperto: a Lucca il campo largo vince. La proiezione è per il 2027

È il giorno dopo un voto regionale che, nonostante una breve campagna elettorale e un risultato ormai scontato, non ha certamente infiammato gli animi. Ha visto più contrasti all’interno delle coalizioni che tra il centrosinistra, che ancora guida la Regione per altri cinque anni, e il centrodestra.

Come al solito, è il giorno in cui tutti si dichiarano vincitori, si calcolano le percentuali, si guardano solo i lati positivi e non si fa (quasi) mai autocritica in caso di insuccesso. Eppure, come in ogni elezione, ci sono vincitori e perdenti, e non è colpa degli elettori che hanno sbagliato. Nemmeno di quelli che non hanno votato.

Intanto, parliamo di affluenza. Un dato che, ormai sicuramente, non favorisce più uno o l’altro partito, ma piuttosto certifica e consolida lo status quo. Un dato che, soprattutto nelle elezioni comunali e regionali, va interpretato alla luce di una novità introdotta nel 2006, cioè l’iscrizione nelle liste elettorali dei comuni dei cittadini iscritti all’AIRE, l’anagrafe degli italiani residenti all’estero. Persone che avrebbero dovuto tornare in Toscana per votare e che, ovviamente, non lo hanno fatto. Questa è una statistica particolarmente rilevante per la provincia di Lucca, terra di emigrazione. Nel caso specifico, rappresenta il 13 percento degli aventi diritto. Abbastanza da addolcire un po’ la narrativa che vorrebbe Lucca come la provincia più diffidente verso il voto. Escludendo coloro che non potevano votare, il dato sarebbe notevolmente più alto, quasi ‘fiorentino’.

Un altro fatto che salta all’occhio è che l’unico comune che ha cambiato ‘colore’ politico rispetto a cinque anni fa è Lucca. Se Capannori, Porcari, Montecarlo e Altopascio, per limitarsi alla Piana di Lucca (ma si potrebbe dire lo stesso per Borgo a Mozzano, Pescaglia, Bagni di Lucca, Pietrasanta, Forte dei Marmi) hanno visto prevalere il candidato di centrodestra Alessandro Tomasi, nel comune capoluogo Eugenio Giani ha ottenuto quasi il 50 per cento dei voti (49,98) contro il 44,89 e il Partito Democratico con un minimo margine è primo in città rispetto a Fratelli d’Italia. L’area riformista vale leggermente meno di Forza Italia (ma stiamo parlando di 33 voti), Alleanza Verdi e Sinistra raddoppiano la Lega. Infine, in vista di un possibile ampio spettro, il Movimento Cinque Stelle registra quasi il 4 percento, dove alle comunali non era neanche presente con lista e simbolo. Cinque anni fa, Ceccardi aveva ottenuto il 47,58 per cento, Giani il 42,73. Anche Irene Galletti del Movimento 5 Stelle era andata al voto, ottenendo il 5,63: un eventuale ampio spettro avrebbe permesso un sorpasso in città, ma molta acqua è passata sotto i ponti e tanto è cambiato nei Cinque Stelle che ha sacrificato qualche punto percentuale con la politica delle alleanze.

Buone notizie per il centrosinistra lucchese? Dire così sarebbe prematuro. Ma sono sicuramente dati sui quali il centrodestra avrà il tempo di riflettere, dato che ha perso il 3,5% di consensi a livello di liste.

D’altra parte, gli ultimi dati per il Comune di Lucca, escluso il ballottaggio Pardini – Raspini, vedono il centrosinistra davanti al centrodestra in città. Una situazione che può essere causata anche da una certa dinamica demografica della città: ogni anno i decessi sono il doppio delle nascite, e il bilancio viene mantenuto dalle migrazioni da altre realtà. Sta cambiando la dinamica della base elettorale della città?

Abbiamo due anni per scoprirlo. Nel frattempo, ci sono due temi che rimarranno sul tavolo. La possibile modifica della legge elettorale per le comunali, che porterebbe al ballottaggio solo se nessuno dei contendenti supera il 40 percento e non il 50 percento. Una situazione che, nata per contrastare la capacità aggregativa del centrosinistra a Lucca, avrebbe esattamente l’effetto opposto.

Il secondo è la scelta del candidato da contrapporre a Mario Pardini da parte del centrosinistra. Se fosse, diciamo, uno dei nomi più quotati, l’outgoing consigliere regionale Stefano Baccelli, capace di pescare a mani piene nell’elettorato moderato, Palazzo Orsetti, per ora saldamente nelle mani del centrodestra, potrebbe diventare di nuovo contendibile.

Non dobbiamo dimenticare, però, che i dati tra diversi tipi di elezioni non sono sovrapponibili. E per scegliere il sindaco contano, e molto, non solo chi si candida alla carica di sindaco, ma anche i candidati nelle singole liste. E le alleanze al ballottaggio: se ci sarà.

Quindi, appuntamento alla prossima campagna elettorale. E non ci vorrà molto: l’anno prossimo si vota a Viareggio, il secondo Comune più grande della provincia, a Coreglia e a Sillano Giuncugnano.

2025-10-14 22:38:00