Press ESC to close

[REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA] CCAA Fvg: Torrenti, unificazione è indispensabile

Trieste, 31 lug – “Mi pare sbagliato quello che sta succedendo
sulla vicenda della aggregazione delle Camere di Commercio. A
prescindere dalla conclusione cui si arriverà, purtroppo in
queste ore sembra si stia facendo largo l’idea che l’ipotesi di
fusione sia l’esito di un braccio di ferro tra Pordenone, di cui
il vicepresidente della Regione Sergio Bolzonello sarebbe il
paladino, e il resto della regione, orientata a mantenere per
sempre due enti camerali distinti. Non è così”.

Ad evidenziarlo l’assessore regionale Gianni Torrenti, sul tema
dell’ipotesi di unificazione degli enti camerali del Friuli
Venezia Giulia.

“Nel corso di questa legislatura tutta la strategia, sia
istituzionale che di settore, è stata improntata ad una logica di
semplificazione che non può prescindere dal concetto di
unitarietà. Di questa chiara visione strategica – sottolinea
Torrenti – sono esempi significativi il superamento delle
Provincie, le politiche delle infrastrutture e dei trasporti, le
nuove relazioni nei confronti del mondo produttivo e della
logistica, fino alla costituzione di un’unica Autorità portuale
di sistema”.

“Parallelamente- aggiunge – risulta evidente come i centri
commerciali hanno dimensioni di bacino sempre più ampi. Così le
banche non hanno di fatto confini regionali, spesso nemmeno
nazionali, figuriamoci sub regionali. Le attività assicurative
non li hanno mai avuti. Anche gli industriali stanno andando
faticosamente ma irreversibilmente verso una sola aggregazione,
per rafforzarsi e accrescere la competitività. Persino la sanità,
nelle prestazioni che richiedono alta specializzazione, si
sgancia dal territorio ristretto”.

“Ritengo che con questo scenario e in questo momento storico -
indica l’assessore – comunque si possano profilare solo due
possibili futuri sbocchi, antitetici: il primo consiste
nell’impegnarsi per mantenere una regione realmente unita in
tutte le sue caratteristiche, che tenga prioritariamente conto
della sua piccola dimensione e dell’interdipendenza culturale,
logistica ed economica di tutti i suoi territori; l’altro sbocco,
che chiamerei Russo-Violino, porterebbe invece alla costituzione
di una piccola e autoreferenziale città metropolitana a Trieste,
con il resto della Regione che gravita su Udine. Personalmente
questa seconda ipotesi mi pare drammaticamente sbagliata”,
evidenzia.

“Comunque sia una soluzione che preveda da un lato la Camera di
Commercio del Friuli, intendendo impropriamente le ex Provincie
di Udine e Pordenone, dall’altro la Camera di commercio della
Venezia Giulia, che riporta indietro di decenni al ‘trattino’
Friuli-Venezia Giulia, risulta non solo contraddittoria, ma
pericolosa ed inefficace, andando in una direzione di marcia
sconcertante rispetto a qualsiasi progetto, compreso il secondo”.

Secondo Torrenti “in questo modo si andrebbe a mantenere una
separazione tradizionale e assurda, tra l’altro fasulla, non
essendoci molto di storicamente comune tra le economie di Gorizia
e Trieste, mentre da decenni tra Udine e Pordenone la relazione
appare complicata”.

“Se è vero che i compiti delle Camere sono principalmente di
servizio alle imprese, ma anche di delineare strategie di
sviluppo, l’ipotesi di due entità camerali distinte è costosa per
gli imprenditori, miope nella visione ed incoerente. Le
inverosimili dichiarazioni di diffidenza nei confronti della
Camera di commercio di Udine (dove peraltro c’è chi si dichiara
disponibile ad accompagnare il percorso di aggregazione unitaria)
da parte di quella della Venezia Giulia lasciano stupefatti molti
aderenti che sanno benissimo che dietro non c’è l’interesse delle
imprese ma ci sono visioni, magari in buona fede, di
conservazione della specie”.

“Ho sempre seguito da associato l’attività della Camera di
Commercio di Trieste – ricorda ancora l’assessore – e assicuro
che non mi sarei mai accorto se fosse stata regionale o triveneta
e non semplicemente locale se non per la non sempre elevata
capacità di investire in servizi innovativi per far fronte alle
sfide del momento, cosa che proprio in quanto piccola non ha
potuto e saputo fare. Mi sorprende poi che nel capoluogo isontino
qualcuno si vanti di avere a disposizione, dopo decenni, ancora
48 milioni di euro sul “Fondo Gorizia”: forse era meglio
investirli invece di tenerli come dinari titini sotto il
materasso. Forse la città non sarebbe nelle condizioni che tutti
vedono (nei confronti della quale tra l’altro il governo
regionale, ed io stesso per quanto di competenza, fa il possibile
per dare almeno qualche risposta)”.

“Chiudo dunque questa riflessione convinto che andare diritti
verso l’unificazione delle Camere in Friuli Venezia Giulia sia
indispensabile per qualsiasi futuro coerente, mentre soluzioni
diverse, dovute ad opportunismi contingenti, potrebbero avere
conseguenze molto serie e rappresentare un vero freno
conservativo allo sviluppo”.

Infine – conclude – chiedo di lasciar perdere l’idea che questa
sia una battaglia personale di qualcuno di noi. In questa storia
si sono commessi degli errori, ma io penso non siano gli
amministratori di oggi, bensì altri del passato che non hanno
compreso le ricadute di accordi che ciascuno ha fatto per conto
suo; accordi che superficialmente possono sembrare semplicemente
cinici, e magari elettoralmente opportunistici. Penso al
contrario che non dobbiamo sottovalutare, in una strategia di
lungo respiro, il costo legato a prendere strade sbagliate, ma
anche il sopravvalutare gli accordi di vertice rispetto alla
intelligenza degli elettori ed alla loro capacità di riconoscere
la coerenza e la spinta riformista”.
ARC/PPD/com

Fonte: Regione Friuli Venezia Giulia