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[ REGIONE TOSCANA ] Toscana Tech, si parla di innovazione. Rossi: “Investire su aziende dinamiche è stata scelta giusta”

FIRENZE – Tanti complimenti alla Toscana per l’uso dei fondi europei, sul palco di Toscana Tech dove stamani si è parlato di innovazione, di industria 4.0, di come sostenerla e di come far avere agli slogan una ricaduta poi a terra. Concreta. Facendo incontrare aziende e chi fa ricerca ma anche chi fa formazione. Evitando di perdere posti di lavoro ma creandone di nuovi. Pubblico e privato assieme, in regioni e nazioni dove sempre più la concorrenza si fa per aree globalizzate

Il primo complimento arriva dalla commissaria dell’Unione europea Corina Cretu. “La Toscana è una regione di riferimento in Europa – dice – e  Leonardo da Vinci sarebbe contento oggi del lavoro che si sta facendo”, quel lavoro che ha visto negli ultimi anni il decollo di meccatronica, realtà aumentata e biotech che pervadono più di quanto si possa immaginare la vita di tutti i giorni. Anche dal ministero allo sviluppo economico arrivano parole di plauso: sul palco c’è Ludovica Agrò, direttore dell’agenzia territoriale di coesione.

La Toscana già tecnologica
La Toscana per molti aspetti è già high tech: una rivoluzione e un modo di essere che non riguarda solo l’industria ma anche agricoltura e turismo, perfino la pubblica amministrazione. In Toscana ci sono  infatti 1600 aziende ad alta valenza  tecnologica di cui 75 spin off delle ricerca pubblica, si contano 46 mila addetti,  180 laboratori di ricerca e poi le università, spin-off e start up all’avanguardia e un trend in crescita di circa il 6 per cento l’anno. Il fatturato ha superato i 18 milioni di euro e i dati sono quelli del 2014: oggi va anche meglio.  

Con fondi europei Toscana prima in Italia per export
Il presidente Rossi ricorda dal palco la svolta del 2011, quando la Regione scelse di concentrare i finanziamenti europei sulle aziende più dinamiche che investendo creavano un valore aggiunto per l’intera economia, 3500 tra grandi e piccole censite allora dall’Irpet. “Fu una svolta difficile” ammette, ma che alla fine ha pagato. In quelle aziende è cresciuta infatti l’occupazione: del 3,8 per cento. Ed è cresciuto l’export, con la Toscana subito dopo il Trentino Alto Adige. “Merito – dice – Rossi – anche di come sono stati utilizzati i fondi europei”.

“Adesso – prosegue – servirebbe magari un’ulteriore aggiustamento in corsa, per utilizzare ancor di più i fondi europei in connessione alle politiche legate all’industria 4.0”. Perché, come ha ripetuto poi anche in conferenza stampa assieme alla commissaria Cretu, si può innovare ed essere più competitivi senza perdere o tagliare i posti di lavoro. “Non ho mai avuto atteggiamenti luddistici nei confronti dell’industria – sottolinea – Certo ogni innovazione sostituisce lavoro e di conseguenza occorre gestire la transizione”. Una sfida in capo anche alle Regioni. Propone incentivi all’utilizzo dei fondi per creare meccanismi ancora più virtuosi.

Tanti inventori, pochi brevetti
Rimane un cruccio: quello dei tanti prototipi e pochi brevetti. “Siamo grandi inventori – dice  Rossi – ma abbiamo bisogno di chi investa poi su quelle idee perché abbiano uno sbocco sui processi industriali”. La Regione Toscana si pone come facilitatore nel favorire questa connessione, per dare olio all’ingranaggio del trasferimento tecnologico che non è più fermo ma potrebbe girare più velocemente. “Certo – si sofferma ancora una volta il presidente – il salto di qualità non può essere solo toscano ma nazionale”.

Davide e Golia possono coesistere con l’industria 4.0
“Da anni – ricorda – sosteniamo la investimenti di imprese e professionisti in ricerca, sviluppo, innovazione e formazione nella consapevolezza che la crescita e le opportunità occupazionali, soprattutto per i giovani, non possano derivare solo dal turismo o da settori maturi. Il manifatturiero e le relazioni con il sistema delle ricerca sono state una priorità dal 2010 e se oggi l’andamento regionale del Pil, dell’export e della disoccupazione è migliore rispetto al dato nazionale lo si deve al dinamismo di parte delle imprese e dei lavoratori ma anche a scelte  regionali di politica industriale “dal basso” concentrando ad esempio le risorse in alcuni settori come quelli di fotonica, fabbrica intelligente, nanotecnologie, robotica e meccatronica oppure  favorendo appunto le imprese più orientate alla crescita”.

Il che non vuol dire aiutare solo le grandi imprese. L’adagio “piccolo è bello” ha perso negli ultimi anni parte del suo fascino, anche in quella Toscana dove piccole e medie imprese sono la stragrande maggioranza. “Ma  quello che stiamo facendo sull’industria 4.0 – conclude Rossi – dimostra che Davide e Golia possono coesistere e sorreggersi vicendevolmente”.

Fonte: Regione Toscana