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PORCARI Marco Pallini racconta la sua impresa: “Alla conquista della Grande Muraglia”

PORCARI – La tenacia, a discapito dei mezzi e dell’età, unita ad un pizzico di follia. Marco Pallini è l’impavido lucchese che ha corso sulla Grande Muraglia nella Great Wall Marathon di Pechino il 20 maggio scorso, riuscendo a piazzarsi ottavo assoluto e primo tra i 25 italiani in gara, quasi tutti professionisti. La storia del podista di Montecarlo che sfida la 42 km più dura del mondo però viene da lontano. Nato in mezzo ai castelli e le vigne, il 36 enne impresario edile, cresce, come tutti i suoi coetanei, a pane e pallamano, mentre la corsa, anche per la mancanza di strutture adeguate nel comprensorio, rimane un fugace passatempo. La svolta podistica per Pallini però, arriva nel 2013:

 

“A marzo mi sono rotto il crociato – racconta – e a febbraio del 2014 con l’Atletica Porcari ho cominciato a correre sul serio. L’anno successivo, a ottobre, presi parte alla maratona di Lucca: Ero senza preparatore. Scaricai da solo le tabelle del team porcarese e senza l’aiuto di mezzi tecnologici ne di una dieta particolarmente bilanciata, iniziai ad allenarmi 5 volte la settimana. Mi misi in testa di stare sotto le 3 ore: al traguardo registrai 2 ore 57 minuti e 30 secondi.”

 

Un provetto maratoneta che, affiancato poi dalla preparatrice Martina Cieli, comincia a mietere piccoli ma importanti successi, sia in Italia che all’estero. “Dopo Lucca decisi di partecipare a due maratone l’anno. Dentro e fuori i confini nazionali – precisa Pallini -. Prima Rimini con 2 h e 53 m e 40 s, poi Atene, patria della maratona: 2 h 53 minuti e 28 secondi. Migliorai il mio record personale e risultai essere anche il secondo italiano assoluto su 18 mila partecipanti”.

 

Il giorno di Natale dell’anno passato un pensiero comincia ad insinuarsi nella mente dell’ “apprendista” podista: Pechino, La Grande Muraglia. 5164 scalini – ognuno di una dimensione diversa – da percorrere in due manche, con partenza alle 7.30 del mattino: “Ho fatto tutto da solo, ho prenotato con Terra Mia (un tour operator che si occupa di organizzare viaggi per maratoneti, sponsorizzato da Linus di Radio Deejay, ndr) – prosegue l’impresario edile – e dopo aver pagato 2300 di volo e albergo il 17 maggio sono arrivato a Pechino . Ero senza preparatore, ci sentivamo, come con la mia famiglia, solo con whatsapp, visto che in Cina né Facebook né Google sono accessibili”.

 

Che impressione dalla Cina della Muraglia. “Uno dei monumenti con una storia millenaria – racconta – affascinante, anche se con troppi scalini…(sorride, ndr).Volevo sfidarla, e correre sul traccio ritenuto più arduo del mondo. Bejiing poi, per quel poco che ho visto, è una bellezza di facciata. Un pomeriggio sono uscito per fare 4 passi in un parco dopo l’allenamento (era l’unico che si allenava, anche campioni affermati di Triathlon stavano con le scarpe in mano, ndr) e una volta arrivato in fondo ho visto un pannello dipinto di grigio: dietro il parco, perfettamente curato, iniziava una baraccopoli”.

 

E poi via di corsa, su una parte degli 8850 km di una delle sette meraviglie del mondo moderno: “Il caldo era pesantissimo – puntualizza Pallini -, siamo passati rapidamente dai 28 ai 36 gradi. Per questo gli organizzatori hanno messo la regola per cui ognuno, a propria discrezione, poteva scegliere se percorrere l’intera maratona o fermarsi a metà. Eravamo 2000 iscritti, i pettorali erano tutti esauriti. Tanti mi guardavano con curiosità, e qualcuno, dopo avergli raccontato la mia storia, mi consigliava di stare attento. Subito dopo la partenza il gruppo si è spaccato: 1200 hanno proseguito con la mezza, gli altri 860 tutti e 42 i km. Dopo 8 ore addirittura ti squalificavano se non avevi ancora tagliato il traguardo, per motivi di salute. All’arrivo ne sono giunti solo 460, tra cui me. Il momento più critico l’ho vissuto al primo km del secondo giro: c’era un dislivello e mi sono aggrappato al passamano per sostenermi, ero in difficoltà. 1000 scalini poi sono concentrati tutti in un solo tratto. Appena tagliato il traguardo ero sfinito, pensavo di essere decimo, anche per via della segnalazione dei giudici, poi hanno controllato meglio e sono risultato ottavo. Alle gare però vado per gareggiare e non per partecipare. Tanti le affrontano così, in maniera superficiale, io volevo finirla per onorarla al meglio, e ci sono riuscito”.

 

Marco Pallini chiude in 4 h, 2 minuti e 20 secondi, il primo classificato, – per rendere l’idea -, un polacco professionista, ha impiegato 3 h e 15 minuti. Il primo pensiero dell’atleta di Montecarlo dopo l’impresa è rivolto verso casa: “Erano quasi 2 giorni che non sentivo nessuno – ci svela -. Appena ho ripreso fiato ho voluto parlare con mia madre e le mie due sorelle. Volevo assicurare tutti che stavo bene e che ce l’avevo fatta”.

 

Al ritorno, il 21 maggio, la sorpresa di essere riconosciuto, anche se soltanto da appassionati del settore: “Già gli operatori di Terra Mia al rientro , una volta saputo il mio piazzamento, sono rimasti allibiti, – fa notare Pallini-. Nessuno che abbia volato con loro, a livello amatoriale, ha mai raggiunto un risultato analogo. Una volta ritornato a Porcari invece, mi sono recato in un negozio di materiale tecnico dove spesso mi rifornisco. Diverse persone mi hanno salutato e mi domandavano se ero davvero io quello che aveva corso sulla Muraglia cinese. Non me lo aspettavo, anche perchè personalmente non conoscevo nessuno di loro”.

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Marco Pallini e a destra Gino Diodati

Il corridore ci mette al corrente del perchè non abbia mai pensato al professionismo, senza smettere di pensare in grande: “Ho ricevuto diverse chiamate anche da gruppi professionistici di atletica fuori dal comune di Lucca, ma ho deciso di restare all’Atletica Porcari. Nei giorni in cui ero a Pechino qua si correva la Porcari Corre. Gino Diodati, che è il presidente mi ha incoraggiato, spingendomi verso la Cina. In un’altra società mi avrebbero imposto un calendario, e questo non mi sarebbe piaciuto. Se ho ottenuto dei risultati è perchè qui con loro sono tranquillo, senza pressioni. L’8 ottobre poi sarò a Carpi per la maratona d’Italia, vorrei migliorare il mio personale. Ad aprile del 2018 inoltre spero di riuscire a partecipare alla maratona di Boston, la più antica dell’era moderna, limitata a 33 mila maratoneti. Quando aprono le iscrizioni, in un’ora immediatamente finiscono i pettorali”.

 

Per non vivere di soli episodi isolati, per Pallini, serve guardare ancor di più ad occidente: “Dovremmo guardare al modello spagnolo: ai bambini di 5 anni vengono fatti provare più sport differenti: in base alle tue attitudini te ne viene consigliato uno, ma il bimbo è libero di scegliere o continuare con quello che più gli piace. Così facendo si è creato un movimento, come quello iberico, che ha prodotto campioni di ogni tipo: nella motoGP, nel tennis e anche nel calcio”.

 

Football che non è proprio l’amore del podista, specie se gli viene riservato un trattamento speciale, a volte a discapito delle altre discipline: “Mancano le strutture, – chiosa Pallini -, a Lucca come in Italia, che non siano destinate al mondo del pallone. Io mi sono iscritto ad un centro a Pescia per poter correre, anche perchè a Montecarlo non c’è niente e da anni a Porcari manca la pista di atletica. Prima era allo stadio, smantellata per far posto a campi da tennis a pagamento. Noi spesso siamo costretti ad allenarci per le strade. Basterebbe ripristinare quella di un tempo, magari anche più piccola, per permettere a tanti podisti, almeno in estate, di potersi allenare in tranquillità”.

 

 

Fonte: Lo Schermo