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[REGIONE UMBRIA] QUESTION TIME (8): “QUALI RIFORME PER SVILUPPARE ECONOMIA E OCCUPAZIONE”, CARBONARI (M5S) INTERROGA; PAPARELLI…

(Acs) Perugia, 27 giugno 2017 – Nella seduta odierna dell’Assemblea legislativa dell’Umbria dedicata alle interrogazioni a risposta immediata (question time) la consigliera regionale Maria Grazia Carbonari (M5S) ha illustrato il proprio atto per conoscere gli intendimenti della Giunta regionale per l’attuazione di “riforme strutturali dell’economia regionale”. In particolare Carbonari chiede di sapere quali saranno le iniziative dell’Esecutivo circa il “potenziamento delle strutture esistenti e degli interventi di sostegno a favore delle piccole-medie imprese umbre e dell’occupazione. Un’occupazione – ha precisato – intesa non solo in termini quantitativi, ma anche qualitativi, per retribuzioni, stabilità dell’impiego e qualità del lavoro”. Nella sua interrogazione Carbonari chiede inoltre di conoscere le intenzioni della Giunta regionale relativamente alla “creazione nuovi posti di lavoro, alla luce dell’andamento del mercato del lavoro umbro i cui dati smentiscono le ottimistiche previsioni dei documenti programmatici adottati dalla Giunta dall’inizio della legislatura”. 

Carbonari ha citato nel suo intervento ha citato i dati Istat sul bilancio demografico  dell’Umbria che la attestano tra le le regioni con accentuato decremento. Riferendosi poi ai contenuti del Rapporto annuale 2016 della Banca d’Italia l’esponente pentastellata ha evidenziato il costante andamento negativo negli anni dell’economia umbra, “anche in settori non interessati al sisma”. Nel 2016, ha spiegato Carbonari, “l’occupazione è diminuita dell’1,5 per cento, sono stati venduti circa 2,2 milioni di voucher, il 22,3 per cento in più rispetto al 2015, e il tasso di disoccupazione è sceso al 9,6 per cento perché il numero di persone in cerca di occupazione si è ridotto del 10,4 per cento, a dimostrazione del fatto che non si è registrato un aumento reale dell’offerta di lavoro. Forte si percepisce il problema delle piccole imprese, che riescono ad accedere al credito con costi molto elevati e questo differenziale si sta ampliando. Si rendono necessari nuovi strumenti, soprattutto a beneficio delle piccole imprese”.

Nella sua risposta l’assessore Fabio Paparelli ha fatto rilevare che “dopo il forte recupero del 2015, lo scorso anno l’attività economica ha continuato a crescere, seppure a ritmo meno sostenuto. Secondo Istat il pil umbro 2015, dopo un lungo periodo di riduzioni, è tornato a aumentare rispetto alla media nazionale: +1.9 per cento rispetto allo 0,7 dato medio italiano. L’Umbria ha una delle migliori performance italiane, superiore a quella di Toscana, Marche, Emilia e Lazio, denotando un’inversione di tendenza che si è registrata in tutti i principali settori e anche per valori procapite: +2,2 per cento il pil rispetto allo 0,8 dato medio italiano. Non si può non cogliere la portata della performance di ripresa su tutti gli indicatori. La conferma si trova nei dati recenti Bankitalia del 2016, con una proiezione dello 0,9 per cento e con l’uscita dalla recessione. Non vuol dire che tutto va bene, ma guardando le notizie pubblicate dai giornali penso che qualcuno sia rimasto al 2014. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, abbiamo recuperato 11mila dei 18mila posti di lavoro persi nella crisi dal 2009, un incremento secondo solo a quello della Basilicata. Nel 2016 l’occupazione ha un saldo negativo ma dovuto esclusivamente all’anticipo di pensionamenti e alla riduzione dei posti fra le sole partite iva. Invece i lavoratori dipendenti hanno visto una crescita di 1000 unità nel 2016; ne dobbiamo recuperare ancora 6mila, ma si tratta di una crescita importante, e questo incremento fra i lavoratori dipendenti ha compensato anche nel primo trimestre del 2017, con un livello di 4mila unità superiore al 2016. Si registra la crescita di un punto, con il 63,5 per cento a fronte della media nazionale del 57,2. C’è ancora un gap verso le regioni del nord. Ora il tasso di disoccupazione è del 10,4 per cento, ben al di sotto della media nazionale, 12,1. L’export è a +6,7 per cento, una crescita importante e nel 2016 altro 2 per cento, per un  valore di 3 miliardi 655mila euro, a fronte di una crescita nazionale dell’1,1 per cento. I dati dell’export in Umbria vanno sempre depurati per avere una situazione del settore metallurgico, perché quest’ultimo è sottoposto a andamenti ciclici particolari che dipendono esclusivamente dalle acciaierie di Terni, ma è appena il caso di ricordare che l’export Umbria ha rappresentato un quarto delle esportazioni totali al netto dei metalli ed è cresciuto in questi anni del 42 per cento grazie al sostegno fornito dall’agroalimentare dalla meccanica dall’industria tessile e dall’abbigliamento. Questi dati trovano conferma nell’export 2017, con l’incremento del 7 per cento. Ovviamente noi stiamo lavorando nel senso che diceva la consigliera su cinque versanti, cito solo i titoli: crescita dimensionale del sistema imprenditoriale, migliore allocazione del capitale finanziario, superare il ritardo nella digitalizzazione del sistema produttivo, guardare i mercati internazionali per internazionalizzare il sistema, qualificare le risorse umane, per quest’ultima parte e per la parte occupazionale abbiamo messo a disposizione un piano del lavoro di circa 70 milioni per le politiche industriali pensiamo di orientare tutto il POR FESR e tutti gli strumenti nelle aree di crisi che avremo a disposizione verso due elementi: economia circolare e digitalizzazione e i sistemi produttivi, quindi innovazione e ambiente”. 

Nella replica, la consigliera Carbonari ha detto: “A me sembra di vedere un altro film. Io sono in mezzo alle imprese e sono in banca tutti i giorni e sento solo persone che si lamentano di una crisi enorme. Lei ha evidentemente visto il bicchiere mezzo pieno ma io ho una percezione del sistema diversa. Vedremo, contano i fatti, se farete bene il vostro lavoro forse qualcosa arriverà, ma io la percezione di una Giunta regionale impegnata a favore delle piccole imprese non la vedo, se non l’impegno sulle agenzie di formazione, che invece guadagnano bei soldini”. PG/

Fonte: Regione Umbria