FIRENZE – «Si avvia una fase difficile nei rapporti con la Snaitech, sia perché non ci convince l’operazione di acquisizione da parte di Playtech, sia per quanto emerso nell’ultimo incontro dove l’azienda aveva dichiarato di non voler più applicare il contratto nazionale dell’industria metalmeccanica». A lanciare l’allarme è Massimo Braccini, coordinatore nazionale FIOM gruppo Snaitech che segue da vicino la vertenza.
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«La Snaitech – prosegue Braccini – nell’incontro del 9 aprile (proprio due giorni prima del passaggio societario con Playtech) aveva annunciato di voler rinnovare il contratto integrativo per tutte le sedi in Italia, (fino ad oggi la contrattazione era stata fatta solo nelle sedi di Porcari) per poi passare all’applicazione per tutti i lavoratori del contratto nazionale del terziario, anche al fine di risparmiare sui costi.
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Braccini spiega che il sindacato ha ritenuto «la posizione aziendale assolutamente inaccettabile, sia nel merito che nella sostanza, nonché per ragioni politico/ sindacali. Alla vigilia del un passaggio societario, evadendo al tavolo l’argomento, l’azienda ha inteso strumentalizzare la discussione in modo da evitare l’avvio di un vero negoziato sul rinnovo del contratto aziendale. È evidente il tentativo aziendale di provare a mettere all’angolo l’organizzazione sindacale più rappresentativa».
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«L’idea dell’azienda è probabilmente quella di un ritorno alle relazioni indietro nel tempo, improntato ad un livello “ artigianaleâ€, che non ha niente a che vedere con un gruppo che afferma di rilanciare e investire – sottolinea Braccini -. Ci opporremo di fronte a qualsiasi tentativo di non vederci riconosciuto l’applicazione del legittimo contratto nazionale di lavoro, tanto più che è ancora in atto un ricorso da parte della Snaitech con l’INPS per il mancato riconoscimento degli ammortizzatori sociali dell’industria».
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Braccini intende interessare il nuovo Governo alla vertenza: «Chiederemo al neo ministro dello Sviluppo economico e del lavoro di occuparsi di questo passaggio societario e di analizzare cosa può comportare visto che questa operazione rischia di spostare il baricentro dell’azienda all’estero e ad oggi non si intravede nessun piano industriale per il futuro, ma solo dichiarazioni di intenti».
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«Inoltre, si rende necessario aprire una seria discussione sul futuro del gioco in Italia – conclude il sindacalista – , visto che lo Stato trae da questo settore importanti entrate ed ha anche poteri di possibili interventi diretti in quanto le attività sono legate al rilascio di concessioni pubbliche. Il prossimo incontro con l’azienda è previsto per il 20 giugno, nel frattempo porteremo avanti varie iniziative sindacali».
Fonte: Lo Schermo