Essity, procede la trattativa: aperto il tavolo di confronto in Regione per scongiurare la chiusura della divisione private label.
Il 25 luglio si è tenuto l’incontro convocato e organizzato dalla Unita di crisi lavoro della Regione Toscana, al quale erano presenti tutti i
rappresentanti delle istituzioni locali dei Comuni di Pescia, Capannori, Altopascio e Porcari – dove sono dislocati gli stabilimenti – le organizzazioni sindacali, le Rsu e i rappresentanti aziendali del Gruppo Divisione Private Label, ovvero Handy Woodburn, Giulia Bisogni, e Claudio Fumasoni, assistiti dal rappresentante dell’Associazione industriali Toscana nord Fabrizio Moretti. La Divisione Brand, che era stata contatta per l’occasione, non ha potuto essere presente.
“La Regione ha chiarito fin dalle battute iniziali che la finalità della riunione erano quelle di stabilire un metodo per un percorso di confronto tra tutti i soggetti al tavolo, allo scopo di fare chiarezza, anche alla luce delle comunicazioni aziendali che si sono succedute dal 26 aprile, sulla possibile permanenza di Essity in Italia – fanno sapere Cgil, Cisl e Uil -. I rappresentanti aziendali, a partire da Woodburn hanno rappresentato quelle che sono le strategie note del Gruppo Essity: core business focalizzato su produzione e commercializzazione di prodotti che offrono un elevato margine di ritorno dei capitali investiti, in tempi ridotti; riconoscimento che il mercato del tissue non offre stabilmente queste condizioni (il capitale necessario per gli investimenti è alto, il ritorno non è immediato e presenta tempi piuttosto lunghi, la profittabilità è molto variabile), che il mercato si è spostato molto in questi anni, con i consumatori che stanno privilegiando i prodotti a marchio privato piuttosto che le grandi marche e che il private label rispetto al nrand ha caratteristiche diverse, a partire dai margini di guadagno ridotti, ad una più alta competitività, alla necessità, secondo l’azienda, di avere una struttura industriale dedicata per favorire la velocizzazione delle operazioni industriali; da qui, la decisione di creare una divisione apposita che si è, da subito, accompagnata all’altra decisione di avviare una revisione strategica, tra le altre, anche su questo business, poiché il futuro di Essity viene confermato in quelle attività che presentano un profitto meno volatile, un ritorno degli investimenti con alte marginalità di guadagno in tempi brevi”.
“L’azienda è stata molto franca nell’ammettere che una decisione non è stata ancora presa, ma che l’ipotesi della vendita completa o parziale delle Private Label è realistica, anche se non hanno chiaro chi potrebbe essere interessato all’acquisizione né in che tempi
potrebbero arrivare manifestazioni di interesse all’acquisto – proseguono le organizzazioni sindacali -. Potrebbe anche accadere che venga deciso il mantenimento, sempre all’interno di una cessione, di una partecipazione societaria; quella di conservare la proprietà con l’attuale assetto è stata presentata come un’ipotesi residuale, che abbiamo giudicato poco probabile, e l’abbiamo fatto anche più volte presente, vista la logica ferrea di quanto ci era stato spiegato. I tempi per il completamento di questa revisione strategica, affidata ad una banca, sono stati dichiarati incerti, un anno, forse due. La Regione ha affermato che quanto era stato spiegato non offriva una visibilità del futuro di Essity e che è evidente un riposizionamento dell’azienda, che fa preoccupare per il mantenimento dei siti produttivi tutti e dei relativi livelli occupazionali”.
“Pertanto, ha proposto un ‘accordo di garanzia’ che come finalità, proprio alla luce del fatto che l’azienda ha dichiarato che l’analisi oggetto della revisione strategica verrà svolta su più opzioni possibili, nessuna prescelta, abbia, a partire da quello che è stato convenuto
da tutte le parti: il mantenimento dei 4 siti produttivi con i relativi livelli occupazionali (nel verbale di riunione il perimetro è stato definito su tre, visto che presenti erano i dirigenti della Divisione Private Label), il proseguimento degli investimenti programmati sui siti con una loro ulteriore specificazione, la conferma dell’impegno alla tenuta occupazionale sui 3 siti coinvolti, la proroga dei contratti in scadenza del personale assunto a tempo determinato, anche predisponendo un piano di riassunzione del personale cessato dai precedenti rapporti di lavoro a tempo determinato, in parallelo alle stabilizzazioni comunicate dalla medesima azienda, la disponibilità ad un percorso di confronto e monitoraggio, con tutte le parti presenti, istituzioni comprese”.
“L’azienda, pur dichiarando la difficoltà ad esprimersi sull’accordo di garanzia richiesto, ha dato disponibilità a valutare un testo che ha chiesto alla nostra parte di elaborare e presentargli – concludono le sigle -. L’impegno assunto è di rivedersi a settembre, facendo precedere l’incontro da un confronto conclusivo sul piano industriale. È stata convenuta anche la necessità di organizzare, sempre su iniziativa della Regione e con la presenza delle istituzioni, un ulteriore incontro da concordare tra le parti, con i rappresentanti la Divisione Brand dello stesso Gruppo relativamente allo stabilimento di Altopascio, che abbia le medesime finalità rappresentate e definite nell’incontro tenuto con i rappresentanti della Divisione Private Label”.
“La trattativa è delicata e dobbiamo evitare di fare accordi bellissimi con impegni che nessuno mantiene. Dobbiamo sottoscrivere un impegno reale e concreto con la garanzia politica della regione, ma vincolante, piuttosto che una garanzia assoluta che poi è inesigibile e si può solo affiggere in bacheca – ha commentato il segretario Uicom Massimiliano Bindocci -. La Uilcom è il sindacato della concretezza. Non fa sponde con la politica o accordi solo per far bella figura. Questo accordo può essere poi il modo con cui chiudere un integrativo che vede i due stabilimenti di Porcari ancora senza intesa sul premio ed indietro anche sui buono pasto rispetto ad Altopascio e Collodi”.
2023-08-11 16:41:35