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Canova a Lucca: l’arte ha un cuore antico

Un grigio martedì di gennaio a Lucca, evoca ricordi di Parigi. Il riflesso dei lampioni sulle pozzanghere, i fari delle auto che si moltiplicano sull’asfalto…

Chi possiede un ombrello è fortunato, così come chi è resistente ai giorni di pioggia. Gli altri, in fretta, ​​cercano rifugio. Alcuni si rifugiano in un bar, altri in un negozio. Altri ancora sotto un portico o un cornicione, attendendo impazientemente un segnale dal cielo. Ma c’è un posto migliore, per chi ha tempo da guadagnare e non da perdere: un museo.

Arrivando a Piazzale Verdi e superando la Porta Sant’Anna, si può scorgere sulla sinistra, oltre il Museo della Zecca, uno spazio espositivo sui generis che in passato era un maneggio per l’allenamento dell’equitazione: l’ex Cavallerizza Ducale. Oggi è un prezioso patrimonio provinciale dove, di recente, vengono organizzate mostre di altissimo livello con richiamo internazionale.

Una di queste è in corso proprio quest’anno. Inaugurata l’8 dicembre 2023, rimarrà aperta al pubblico fino al 29 settembre 2024. È dedicata al grande scultore e pittore Antonio Canova (1757-1822) e al Neoclassicismo lucchese. Un sogno di dialogo tra dipinti e sculture, profili e mezzi busti, abiti d’epoca e vasi di porcellana.

La mostra è curata da Vittorio Sgarbi. Un successo assicurato per gli abitanti di Lucca che ancora custodiscono nel cuore l’incredibile viaggio tra i pittori della luce.
Dopo Caravaggio, arriva Canova. Dopo Pietro Paolini, arriva Bernardino Nocchi. C’è sempre qualcosa da scoprire, o riscoprire, a Lucca.

Le statue del maestro di Possagno comandano la scena. La loro lucentezza e purezza illuminano la sala come un faro nella notte. I quadri appesi alle pareti sembrano godere della luce riflessa. Sembra un deposito di gessi. Un atelier, uno studio, un laboratorio. L’eco di un antico mito che, come un classico, non tramonta mai, e continua a parlarci, soprattutto oggi.

Canova è un neoclassico. La bellezza che esprime nelle sue opere è eterna, potremmo dire, archetipica. Un ideal di perfezione irraggiungibile, di dominio divino, cui l’uomo può solo aspirare. Oggi c’è un grande bisogno di modelli di bellezza (non solo fisica, ma interiore) da emulare. Bellezza pura, intatta. Bianca, verginale, pura. Armoniosa nel suo insieme. Candida, sublime, immortale. Sinuosa, come una danza. Un movimento che accarezza un’idea di infinito.

Nei volti si percepisce la grazia, nei gesti la delicatezza, nei sentimenti la profondità. E se la mostra di Sgarbi volesse insegnarci sulle emozioni? Quelle autentiche, non effimere. Un ritorno all’osservazione dei dettagli, alla lentezza. Alla dolcezza di due corpi nudi che si sfiorano.

Fate questo. Visitate la mostra e lasciatevi anche voi trasportare dalle emozioni. Dice il curatore: “Il punto di vista di Canova è il punto di vista di Dio”. Forse dovremmo iniziare a guardarci gli uni gli altri come Dio guarda l’uomo. O come un amante si perde nello sguardo estasiato dell’amato.

2024-01-03 03:49:16