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A Porcari un focus sulla donna nel mondo islamico con Fondazione Pangea

Un pomeriggio per sperimentare la cultura islamica di persona, con particolare attenzione al ruolo della donna nella società afghana attraverso il racconto di chi lavora per favorirne la formazione e l’indipendenza. Sabato (9 Marzo) alle 17, gli spazi del Palazzo di Vetro in Piazza Felice Orsi a Porcari, sede della Fondazione Giuseppe Lazzareschi, ospiteranno il secondo evento organizzato dal Comune e sostenuto dalla Commissione Pari Opportunità per celebrare la Giornata Internazionale della Donna.

La discussione Donne nel mondo islamico – questo è il titolo dell’incontro – sarà moderata da Claudia Samia Berti, consigliera comunale di Capannori e operatrice della Caritas Diocesana di Lucca. Discuterà con lei una rappresentante della Fondazione Pangea, l’organizzazione impegnata a sostenere la protezione e l’emancipazione delle donne in Italia, India e Afghanistan. In particolare, il progetto Jamila di Pangea, attivo dal 2003 nella zona urbana di Kabul, si rivolge a donne estremamente povere, nella maggior parte dei casi analfabete e con problemi familiari (vedove, orfane con disabilità, con famiglie molto numerose o con mariti malati) ma molto motivate a iniziare un’attività di piccola impresa familiare o individuale.

Le donne afghane possono dunque frequentare corsi, come quello voluto dalla stessa comunità femminile locale, per diventare parrucchiere o estetiste, grazie alla disponibilità di professionisti italiani della bellezza; possono inoltre ricevere assistenza e, importante elemento discriminatorio, possono accedere al programma di microcredito, reso disponibile a chiunque desideri avviare o potenziare attività lavorative.

“È molto preoccupante vedere i diritti delle donne regredire dopo la presa di potere dei talebani – afferma l’Assessore alle Pari Opportunità del Comune di Porcari, Eleonora Lamandini – e ringraziamo Pangea per il loro coraggio e impegno. Attualmente, alle donne afghane è proibito l’accesso alle scuole superiori, un caso unico nel mondo. Abbiamo il dovere di conoscere e non restare in silenzio, perché non importa quanto certe situazioni possano sembrare lontane da noi: le battaglie di ogni donna sono le nostre battaglie. È necessario uno sforzo collettivo, che parta dalle piccole comunità e arrivi fino alle organizzazioni internazionali, per l’educazione, l’accesso ai servizi sanitari e l’empowerment economico delle donne”.

L’entrata è libera fino a esaurimento dei posti.

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2024-03-07 14:11:48