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[ALTOPASCIO] Stop violenza, i numeri parlano: oggi le donne sanno fuggire


LUCCA. I servizi sociali di una località fuori dal nostro territorio, dove abitava, avevano “derubricato” il suo caso. Davanti ai suoi racconti di botte dal convivente, di ripetute violenze fisiche e sessuali che questo le infliggeva, anche dopo la nascita del bambino, si era vista liquidare con tre parole tre, secche, fredde, dolorose: «Si faccia curare». Ma lei è una donna coraggiosa, le violenze non l’hanno piegata. Col bambino ha cambiato territorio, è “fuggita” per rivolgersi al centro antiviolenza Luna. Adesso si trova in una casa famiglia, ha ricominciato a vivere.

È uno dei casi, uno dei più eclatanti, che il centro antiviolenza Luna onlus ha preso in carico nei primi dieci mesi di quest’anno. Sono 240 casi in dieci mesi, contro i 211 trattati nel corso di tutto il 2017: l’aumento è del 27 per cento, oltre un quarto.

«L’aumento considerevole non significa che i casi siano in crescita – spiega la presidente di Luna onlus, Daniela Caselli -. Significa piuttosto che c’è un maggiore ricorso al nostro centro, grazie alla sensibilizzazione sui temi della violenza di genere, agli eventi organizzati, alla rete dei soggetti che vi collaborano, alle notizie date dalla stampa. L’elemento fondamentale è che se una donna si rivolge al centro antiviolenza, sa che viene accolta da professionisti con una formazione specifica, che garantiscono anonimato, sicurezza e un ventaglio di opportunità. Forniamo assistenza legale, una marea di servizi, oltre a progetti di autonomia lavorativa e abitativa: ecco perché i numeri sono moltiplicati».

I NUMERI. Per la gran parte le donne che si sono rivolte nel 2018 al centro Luna sono di provenienza italiana (72%), mentre il 15% è di origine extraeropea e l’8% nativa di altri stati dell’Europa. Soprattutto sono residenti a Lucca (49%), a Capannori (15%) e Altopascio (11%). Delle donne accolte la maggior parte (87 su 240) risultano coniugate, 60 sono nubili e 31 separate; in numero minore quelle che convivono o sono divorziate o vedove. La fascia di età prevalente delle utenti del centro è fra 40 e 49 anni (dato che risultava anche l’anno scorso), seguite a poca distanza da quelle in fascia di età fra 30 e 39 anni. È sensibile anche il numero delle donne più grandi, fra 50 e 59 anni. «Negli ultimi mesi – aggiunge Daniela Caselli – abbiamo accolto anche donne oltre i sessant’anni: se si sono rivolte a noi a questa età significa che hanno subito violenza per tutta la vita. È stata una grande soddisfazione per noi aver aiutato due donne di 65 anni a uscire da situazioni di violenza: sono uscite dal loro ambiente e ora vivono in una casa famiglia. “Abbiamo ricominciato a vivere”, ci dicono». E a ulteriore conferma che la violenza è un fatto trasversale e prescinde dal ceto sociale di appartenenza, c’è il dato sul titolo di studio e sulla formazione delle donne che si sono rivolte al centro Luna: molte delle donne accolte hanno una formazione media superiore, numerose il titolo di scuola media inferiore e sono in crescita, sottolinea il report dei primi dieci mesi del 2018, le donne che hanno una laurea. In percentuali: 12% di donne laureate, 18% con diploma di scuola superiore, 5% con una formazione professionale, mentre il 12% si è fermata alla scuola media inferiore.

LE VIOLENZE. Per la maggior parte le donne utenti del centro Luna sono vittime di fisica. Seguono, nell’ordine della quantità dei casi trattati, le vittime di violenze psicologiche, economiche, di stalking. «Facendo un bilancio dei casi, si può più propriamente dire – afferma Daniela Caselli – che è la violenza psicologica il dato più frequente: chi subisce violenza fisica, è sicuramente passata attraverso quella psicologica. La figura del maltrattante invece è riconducibile perlopiù al coniuge e in seconda analisi al convivente. Un dato preoccupante, che si evidenzia con forza, è quello dei minori vittima di violenza assistita, i bambini che hanno visto e udito scene di violenza sulla madre. Tra i casi trattati dal centro Luna in questi primi mesi del 2018, i figli coinvolti sono 274, di cui circa 200 vittime di violenza assistita. Bambini, come sottolinea Caselli, «che hanno respirato per anni la violenza in famiglia».

CASE RIFUGIO. Ventisei le donne accolte

da gennaio a ottobre 2018 nelle case rifugio: il 77% di loro viene dalla Toscana, il resto da fuori regione. Per la maggior parte sono donne sposate che fuggono da una vita di violenze. Nell’85% dei casi infatti fuggono da una convivenza con il maltrattante. —

 

Fonte: Il Tirreno