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MODENA – “A CITTANOVA PARTIRÀ UNA PRIMA ELEMENTARE CON 17 ALUNNI”

“A settembre la classe prima della scuola primaria Giovanni XXIII di Cittanova darà avvio all’attività scolastica con 17 bambini. Per quanto riguarda la sperimentazione dell’indirizzo montessoriano riproporremo il tema ai tavoli di coordinamento sapendo che è il riflesso di un’esigenza espressa dalle famiglie ma consapevoli che si opera all’interno di autonomie scolastiche”.

Lo ha ricordato in Consiglio comunale l’assessore Gianpietro Cavazza giovedì 6 aprile rispondendo all’interrogazione illustrata da Carmelo De Lillo e firmata anche da Simona Arletti (Pd) “Quali risposte si stanno pensando per i genitori che desiderano per i loro figli intraprendere esperienze scolastiche sperimentali quali il metodo Montessoriano?” Il consigliere ha inoltre chiesto “quali sono i numeri di iscrizione alla classe prima della scuola elementare di Cittanova e se sia comunque garantita l’apertura di una sezione negli interessi di utenti e operatori;  se il tema possa essere argomento del Tavolo con i dirigenti degli Istituti Comprensivi per fare un primo censimento reale delle famiglie interessate ai nuovi metodi educativi e per discutere delle possibili soluzioni”.

L’assessore ha comunicato che già lo scorso maggio aveva incontrato i genitori indicando le strategie utili a suo parere: coinvolgere i docenti, evitare scontri pubblici e conflitti interni alla scuola che coinvolgano i bambini, mantenere aperto il dialogo con tutte le componenti della scuola.

La competenza di attivazione e mantenimento delle sperimentazioni dipende dalla volontà del Collegio docenti e del Consiglio di istituto e l’assessore Cavazza ha spiegato come nell’anno scolastico 2014/15 nella scuola primaria di Cittanova si sia attivata una prima sperimentale poiché era presente un’insegnante con titolo abilitante all’applicazione del modello Montessori e che l’Associazione di genitori Montessoriani ha messo a disposizione, ad integrazione dei fondi previsti dalla scuola, un significativo contributo per formare le insegnati e acquistare i materiali. La sezione era la continuazione del percorso della scuola d’infanzia di Cittanova che utilizza il modello didattico montessoriano.

Nell’anno scolastico 2016/17 è stato chiesto al Collegio docenti di superare la sperimentazione per attivare il plesso scolastico come scuole Montessoriana: tutte le classi nell’arco di cinque anni avrebbero dunque dovuto adottare il modello  montessoriano e quindi tutti i docenti avrebbero dovuto avere la specialistica formazione. Il collegio docenti dell’Istituto Comprensivo 1 ha respinto a grande maggioranza la proposta per cui nell’anno scolastico  2016/17 non è stata attivata la sperimentazione Montessori nella prima classe.

“Nell’attuale sistema scolastico – ha proseguito Cavazza – è la scuola autonoma che, all’interno degli orientamenti nazionali, decide il modello didattico e il percorso che i genitori propongono non è un obbligo per le scuole, ma dovrebbe essere un momento di confronto e avvicinamento.

Sul tema è intervenuta la consigliera del M5s Elisabetta Scardozzi, che ha ricordato come siano stati i genitori a richiedere questa sperimentazione. “La domanda – ha proseguito – è quanti sono i genitori che chiedono un’alternativa all’offerta scolastica esistente. L’Amministrazione come intende sostenere anche nel nostro territorio lo sviluppo di questo percorso formativo che in altre realtà italiane è già presente? Chiediamo quale impegno concreto possa oggi dare il Comune”.

Nella replica il consigliere De Lillo, che ha precisato di essere presidente del Consiglio d’Istituto della scuola di Cittanova, ha espresso favore per l’avvio della classe elementare e, sul metodo montessoriano ha evidenziato: “Inizialmente non capivo perchè nessuno dei docenti fosse interessato ad approfondire il metodo sperimentale, poi approfondendo mi sono reso conto che la nostra scuola applica già in buona parte i punti fondamentali del pensiero montessoriano”. Il consigliere ha poi evidenziato che, più in generale, “un certo interessamento verso metodi formativi nuovi c’è su tutto il territorio comunale: si può pensare – ha concluso – di monitorare questo tipo di esigenze e in base ai risultati capire dove collocare un laboratorio di sperimentazione”.