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Punto Handy lancia un servizio di supporto psicologico

Avete presente l’ansioso e fobico Woody Allen a New York che frequenta i gruppi di ascolto? Con le dovute proporzioni, la delegazione Zonale Apici “Punto Handy” del Turchetto, promuove il progetto “Spazio condiviso”. Un servizio di supporto psicologico (che va oltre il già esistente Punto di Ascolto) per gruppi di almeno sette persone che, guidato dalla psicologa Nicoletta Baldacci, si riuniranno per 8 volte a cadenza quindicinale, nei locali del distretto Asl al Turchetto. L’iniziativa è stata presentata dal presidente Handy Francesca Pieretti e dalla stessa dottoressa Baldacci in una conferenza stampa. Il progetto ha il placet dell’istituto comprensivo Montecarlo-Porcari: sabato 6 marzo alle 11,30 alla media di San Giuseppe e il 10 alle 21 a Porcari primi incontri con le famiglie e gli insegnanti. Quattro i segmenti di intervento: sostegno alla genitorialità (dove troverà spazio la piaga più attuale, quella del bullismo), agli attacchi di panico, di depressione e a persone che sperimentano fobie. Si potrà parlare delle propri esperienze, senza giudizi o censure. Info 338 9236610.

M.S.

Comments (1)

  • Stefanosays:

    5 March 2010 at 10:47

    Ottima iniziativa. Sarebbe però importante focalizzare un sostegno permanente di questo tipo. Naturalmente queste organizzazioni fanno il possibile per la comunità, ma certe limitazioni (organizzative ed economiche) possono essere ricoperte solo da ASL che di comune concertazione vogliono seriamente fornire un servizio permanente. Ritengo che queste iniziative per quanto siano lodevoli e rispettabili, sono un sasso nello stagno. In quanto dopo che le onde concentriche andranno a svanire nella vastità delle acque socio-sanitarie, non rimarrà traccia in termini di vasta utilità sociale. Al contrario invece sarebbero indispensabili segnali di continuità su queste problematiche sociali e segnali di divulgazioni non a un limitato stretto di utenza, ma ad ogni utenza indistintamente. Ci sono migliaia di persone (sono nella nostra provincia) che non possono usufruire di servizi di sostegno, in quanto quelli presenti sono limitativi, mentre quelli fuori dal contesto pubblico (ovvero nel professionale) sono economicamente inarrivabili. La soluzione resta sempre nelle mani della sanità pubblica. E non sarà il buon cuore di qualche operatore a poter risolvere il problema alla radice, ma sarà solo un’adeguata amministrazione pubblica di settore sanitario.

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